Regia di Alejandro González Iñárritu vedi scheda film
"Gli americani hanno ora il loro lieto fine": la donna si salva, i colpevoli sono puniti, tutto va come è giusto che vada. I bambini marocchini hanno i crampi dalla fame e giocano con i fucili; le ragazzine giapponesi soffrono un'acutissima incomunicabilità (accentuata dal sordomutismo della protagonista) nel bel mezzo della tempesta ultratecnologica di informazioni; i bambini americani sono biondi e belli... e innocenti. Inarritu si diverte a sfatare miti e tabù della società contemporanea, mostrando piccole cose quotidiane che però vengono normalmente taciute nel cinema contemporaneo - ad esempio questa strana idea di 'giustizia' che si compie nel mondo in maniera tanto difforme: tutti e tre i paesi coinvolti in Babel vedono un dispiegarsi di forze dell'ordine e ne risulta che negli Usa un immigrato è quasi certamente colpevole; in Marocco lo sono i poveri, i deboli; nel sofisticato Giappone, dove non ci sono in questo caso colpevoli, sono i sensi di colpa ad alimentare in maniera spropositata le ansie quotidiane. Nessuno si lasci ingannare dalla botta di speranza del lieto fine: è un mondo spietato ed il microcosmo analizzato da Inarritu ne è una evidente constatazione.
Un pullman di turisti americani attraversa l'assolato Marocco; nel mezzo del deserto un bambino del posto, giocando con un fucile, colpisce una donna all'interno del pullman. E' una corsa contro il tempo per salvarla; il bambino verrà preso, la sua famiglia pressochè torturata dalla crudele polizia locale. Intanto al confine fra Usa e Messico i due figli della donna ferita passano una serata movimentata in compagnia della governante; in Giappone il legittimo proprietario del fucile viene interpellato sulla vicenda: l'aveva regalato ad un marocchino durante una vacanza. La donna si salverà.
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