Regia di Guillermo Del Toro vedi scheda film
Per Del Toro il fantasy e l'horror sono una specie di cassapanca del 500 o del 600, tirata a lucido e cerata per la bisogna. Ma tarlata anche nei piedini. Il regista di Hellboy è una "sòla" tronfia e legnosa, il cui autorialismo esibito non riesce mai a fare i conti col genere in maniera coerente ed efficace. E i suoi film (con l'eccezione forse di Blade II) tradiscono una pesantezza d'approccio che è ingessatura ma anche miopia. Soprattutto quelli di ambientazione e aspirazioni storico-politiche come questo polpettone di bambine principesse e capitani franchisti sadici, che assieme a La spina del diavolo e a un fantomatico terzo capitolo in arrivo dovrebbe formare una trilogia sulla guerra civile spagnola e i suoi orrori. Ma rispetto anche soltanto a un minuto di El mar di Agustín Villaronga, Il labirinto del fauno fa la figura del moscerino. E poi mai una sola volta che ci si riesca ad appassionare, o che si mediti con intelligenza (ma come si potrebbe fare, con quei simbolismi di riporto e quelle metafore di quart'ordine?), o che si "sentano" veramente l'atrocità, la crudeltà, la fuga immaginifica. Il labirinto del fauno non fa paura, non commuove e non interessa. Detto tutto.
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