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Marie Antoinette

Regia di Sofia Coppola vedi scheda film

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La recensione su Marie Antoinette

di steno79
7 stelle

Terzo film di Sofia Coppola, venuto subito dopo il trionfo di "Lost in translation", questo "Marie Antoinette" ha suscitato dibattiti critici fra i più accesi degli ultimi vent'anni, con la critica spaccata in due fazioni opposte e molte recensioni ostili soprattutto da parte dei francesi stessi. Rivisto con calma a distanza di anni, il film non sembrerebbe affatto da buttare, anzi, rimane opera formalmente affascinante che si giova delle scenografie autentiche della vera reggia di Versailles, dove la Coppola ho potuto girare senza problemi, ma anche dei bellissimi costumi di Milena Canonero, premiati con l'Oscar, e di una colonna sonora pop-rock che personalmente mi ha intrigato molto, dando una patina ovviamente moderna e fuori dal tempo ad alcune sequenze che a me non hanno disturbato nel loro voluto anacronismo. Si tratta di un bio-pic insolito, molto diverso dalle tradizionali biografie di personaggi in costume, un'opera che non pretende di analizzare la vita di Maria Antonietta sotto una prospettiva storico-politica, ma ci vuole dare soprattutto un ritratto intimo, un quadro della sua crescita e della sua condizione psicologica a partire dall'adolescenza, quando fu destinata al matrimonio con il futuro Re di Francia, fino alla sua fuga col marito durante la Rivoluzione. Le ambizioni della Coppola hanno partorito un'opera degna del suo gran nome? (considerato anche il fattore dell'eredità artistica da suo padre Francis). A mio parere il film è stimolante e ammaliante per l'occhio nella sua collezione di quadri animati ricreati con scrupolo maniacale, perfino kubrickiano in alcuni frangenti, ma rimane un'opera incompleta, che su una durata di due ore soffre almeno in parte di un partito preso registico di escludere la Storia con la S maiuscola dalla vita di Maria Antonietta, cosicché l'arrivo delle scene finali in cui la regina si affaccia al balcone con la folla inferocita sotto risulta fin troppo parziale e sbrigativo. Ben diretta Kirsten Dunst,  attrice feticcio della regista che dà ad Antoine l'aria trasognata e immatura di una teenager contemporanea, e fra i caratteristi il migliore mi sembra proprio Jason Schwartzman, che restituisce in maniera credibile l'inettitudine di Luigi XVI. A mio parere un film riuscito a metà, un gradino sotto a "Lost in translation" e "L'inganno", ma che non merita le sbrigative stroncature di una critica sostanzialmente prevenuta a questo tipo di operazione.

Voto 7/10 

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