Regia di Nuri Bilge Ceylan vedi scheda film
Fine di un amore, senza tragedie ma con i soliti ripensamenti, le titubanze, i rimpianti. Lui la lascia. Primo piano di lei per svariati minuti, senza che nulla accada. La fine è simile, solo cambia il contesto (dal mare alla neve) e l'intento: una disperata, impossibile riconciliazione. In questa circolarità c'è tutto il senso del film e della vita. Raccontarla è anche una questione di stile: centrale e immobile come Kiarostami, simbolico come Antonioni. A Istanbul, lui cerca di portare avanti la focosa relazione con una amante, ma poi si mette alla disperata ricerca della moglie, impegnata su un set in montagna. Il piacere e l'amore è consigliato ma con le avvertenze del caso. Un tipo di cinema che cerca la spettacolarità nei leggeri sussulti del cuore, quelli che sembrano non intaccare la severa fissità del paesaggio (terzo protagonista della storia) e invece creano sconvolgimenti interiori insanabili, con cicatrici non rimarginabili. A dire il vero un momento tellurico c'è, più o meno a metà film: la scena di sesso più divertente e allo stesso tempo dolorosa (anche in senso fisico) vista recentemente sullo schermo. Fotografia in alta definizione, ad accrescere lo straniamento e la freddezza dell'insieme; e messa a nudo letterale del regista Nuri Bilge Ceylan (già autore dell'interessante Uzak) che non solo interpreta il ruolo del protagonista, ma coinvolge la vera moglie Ebru Ceylan, permettendo a noi di scoprire un'attrice capace di inattese sfumature.
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