Regia di Adrián Caetano vedi scheda film
Argentina, 1978. In piena dittatura, una unità operativa al servizio del governo golpista rapisce Claudio Tamburrini (l'autore del libro da cui è tratto il film e intyerpretato da De La Serna), portiere di una squadra di calcio che ha sede nei pressi di Buenos Aires. Il ragazzo è accusato di essere uno dei sovversivi che vorrebbero ristabilire la democrazia nel Paese. Insieme a molti altri, viene recluso in una casa e tenuto in cattività in condizioni disumane per oltre 4 mesi, fino a quando, insieme ad altri tre compagni, non decide di fuggire.
Come accade da tempo nei paesi del'Est europeo, anche l'Argentina sta cominciando a guardare ai propri scheletri nell'armadio, trovandoli pieni zeppi di orrori. Se gli esuli già da tempo denunciano una porzione di storia orribile (Bechis, Solanas), anche i più giovani cominciano a rovistare negli archivi di stato trovando tante belle sorprese. Mentre il mondo apprezzava le gesta di Kempes e compagni, che nei mondiali di calcio scippavano il titolo all'Olanda, i generali erano impegnati a soffocare ogni palpito democratico: torture, desaparecidos, violenza psicologiche di ogni genere, crimini contro l'umanità sono solo parte dell'inventario che il regime militare argentino produsse in quegli anni. Il film ha un andamento, per l'appunto cronachistico: la regia dell'uruguayano Caetano (in Argentina soltanto dal 1985) è convenzionale, i colori desaturati in tonalità verde ocra enfatizzano il luogo desolanti della prigionia, i corpi perennemente umidi e martoriati, le unghie incrostate, le barbe incolte rendono iperrealistici e tangibili i sistemi usati nel centro clandestino di detenzione.
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