Buenos Aires, 1977. Claudio Tamburrini, un famoso calciatore della serie B argentina viene rapito da un gruppo di uomini al servizio del governo militare, e imprigionato con altre persone in una casa fatiscente di Moron. Dopo quattro mesi di interrogatori, violenze e umiliazioni, la sua sorte sembra segnata, se non fosse che durante un violento temporale insieme ad altri detenuti, riesce a forzare una finestra e a fuggire...
Note
I contenuti prendono il sopravvento e la pellicola non riesce a rielaborarsi in un cinema se non didascalico e scontato. Tra le note liete, l'interpretazione di Rodrigo De La Serna, la fotografia livida e un finale che raddrizza in parte la sofferta operazione.
Adrian Caetano ci porta dentro il clima di terrore voluto per l'Argentina dalla dittatura militare. Il film ci fa sentire la violenza subita dai corpi e la puzza che emana dal luogo di detenzione. E lo fa guardando da molto vicino la faccia del male. La fuga non servirà mai a dissipare tutta l'umiliazione distillata nell'animo dei prigionieri.
Film sulla dittatura argentina negli anni Ottanta quantomai necessario in quanto di grande attualità visto che un tizio, che con ogni probabilità fu colluso con il regime, è di recente diventato capo supremo di una delle più grandi multinazionali…
Centoventi giorni e quattro prigionieri: sono i numeri (drammatici) di Cronaca di una fuga, che riporta nel sottotitolo città e data dell'infausto fatto vero da cui si ispira: Buenos Aires 1977. Colpiti dalla dittatura dei colonnelli, alcuni giovani furono accusati di essere dei terroristi. Uno di questi, totalmente estraneo a qualunque coinvolgimento politico (anzi, un giocatore di calcio… leggi tutto
Argentina, 1978. In piena dittatura, una unità operativa al servizio del governo golpista rapisce Claudio Tamburrini (l'autore del libro da cui è tratto il film e intyerpretato da De La Serna), portiere di una squadra di calcio che ha sede nei pressi di Buenos Aires. Il ragazzo è accusato di essere uno dei sovversivi che vorrebbero ristabilire la democrazia nel Paese. Insieme a molti altri,… leggi tutto
Buenos Aires querida, ci sono mai stato? O forse è solo un mito personale ma si sa quanto i miti servano a leggere il presente e tirare avanti prima di tirare le cuoia.
ho visto il bar Sur ma anche la…
Durante la visione del film il mio giudizio virava verso l'isufficenza,troppi i film gia' visti sulla persecuzione militare nell'Argentina degli anni settanta e anche questa pellicola andava avanti senza un coinvolgimento reale,poi verso la fine ,dalla fuga in poi tutto si e' ripreso tutto a cominciato a funzionare un po' e il giudizio finale non e' poi cosi' negativo,anche senza una violenza…
Un altro luogo che identifica un "sottogenere" ma che ha animato, e non certo solo come location, anche tanto cinema non necessariamente di "guardie e ladri": cinema sociale, soprattutto, ma anche qualche commedia e…
Film inquietante, tensione davvero elevata.
Disperato e di forte impatto visivo, ai limiti della follia.
Bravi gli interpreti, buoni i tempi.
Un film che va visto ed apprezzato.
Commovente il finale.
Le scene di violenza non esplicite sono piu pesanti di un mattone, un pugno allo stomaco.
Argentina, 1978. In piena dittatura, una unità operativa al servizio del governo golpista rapisce Claudio Tamburrini (l'autore del libro da cui è tratto il film e intyerpretato da De La Serna), portiere di una squadra di calcio che ha sede nei pressi di Buenos Aires. Il ragazzo è accusato di essere uno dei sovversivi che vorrebbero ristabilire la democrazia nel Paese. Insieme a molti altri,…
Centoventi giorni e quattro prigionieri: sono i numeri (drammatici) di Cronaca di una fuga, che riporta nel sottotitolo città e data dell'infausto fatto vero da cui si ispira: Buenos Aires 1977. Colpiti dalla dittatura dei colonnelli, alcuni giovani furono accusati di essere dei terroristi. Uno di questi, totalmente estraneo a qualunque coinvolgimento politico (anzi, un giocatore di calcio…
E' sempre lodevole l'intenzione di chi realizza film che possano in qualche modo riportare alla memoria fatti storici che non dovrebbero essere dimenticati come appunto questo della dittatura Argentina. Lo stile narrativo di evocazione dela violenza piuttosto che della sua rappresentazione effettiva, dei dialoghi serrati, della crudeltà subita espressa dalle riprese in primo piano dei volti…
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Commenti (4) vedi tutti
Adrian Caetano ci porta dentro il clima di terrore voluto per l'Argentina dalla dittatura militare. Il film ci fa sentire la violenza subita dai corpi e la puzza che emana dal luogo di detenzione. E lo fa guardando da molto vicino la faccia del male. La fuga non servirà mai a dissipare tutta l'umiliazione distillata nell'animo dei prigionieri.
commento di Peppe ComuneFilm sulla dittatura argentina negli anni Ottanta quantomai necessario in quanto di grande attualità visto che un tizio, che con ogni probabilità fu colluso con il regime, è di recente diventato capo supremo di una delle più grandi multinazionali…
commento di gigilapeste406/10
commento di alex77buon film voto 7
commento di nerd