Regia di Andrea Arnold vedi scheda film
Una donna normale, solo un po? triste e un po? sciatta, circondata da monitor che le rimandano di volta in volta lo squallore, la vitalità, la violenza dell?esterno. Jackie è addetta alla sorveglianza con telecamere a circuito chiuso su una zona di Glasgow. Fa il suo dovere. La vita le passa davanti agli occhi senza, all?apparenza, lasciare grandi tracce in una rassegnata cortina di indifferenza. Finché, un giorno, sul monitor appare una figura che, palesemente, le è familiare: Clyde, un nemico, un uomo misterioso, un poveraccio aggressivo e tormentato. Red Road, lungometraggio d?esordio di Andrea Arnold (un?onorata carriera nel corto alle spalle, con tanto di Premio Oscar nel 2003), racconta il pedinamento, il progressivo avvicinamento, l?incontro e lo scambio (di corpi, violenze, rivendicazioni, misteri) che si instaurano tra questi due personaggi, in una Glasgow notturna e marginale, popolata di uomini e di donne costretti a fare i conti con un passato doloroso e un presente faticoso e di giovani alla ricerca di identità. L?atmosfera costruita dalla Arnold è suggestiva, cupa e malata, intessuta di un sadomasochismo non tanto latente e molto femminile, interrotto da sprazzi disarmanti di fragilità. Il rapporto tra i due protagonisti è costruito con acuta precisione psicologica e l?autrice (anche sceneggiatrice) riesce con abilità a mantenere fino alla fine il segreto che lega Jackie a Clyde. Solo nel finale, appunto, lo svelamento e la ricomposizione tradiscono un po? le aspettative.
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