Regia di Bohdan Sláma vedi scheda film
Discreto dramma servito da un pugno di interpreti convincenti, "facce da cinema" capaci, da sole, di rendere memorabile uno spaccato di vita. Per il resto, la sceneggiatura mette in riga una serie di caratteri abbastanza scontati: la brava ragazza innamorata, il bravo ragazzo sfigato, la ninfomane isterica, i genitori distanti o disperati, la zia eccentrica...Ecco, forse proprio il personaggio della zia, con tutte le sue stranezze, avrebbe meritato maggiore approfondimento. In un contesto socio-esistenziale così degradato (molto simile, peraltro, a quello di qualsiasi società moderna, fra disoccupazione, divorzi e quant'altro), dare spazio ad un personaggio così particolare sarebbe potuta essere la chiave di volta poetica del film, spalancando una via di fuga quantomeno immaginifica. E invece si rimane ancorati alla grigia realtà di tutti i giorni. La regia è quieta, alterna senza enfasi gli squarci di dolore con i momenti ilari, secondo una tradizione "moderata", indecisa fra tragedia e commedia, che nel cinema boemo risale almeno alla Nova Vlna degli anni 60. Ammirevoli i laconici piani-sequenza che compongono il mesto, amaro ed accorato finale, nel quale tuttavia non viene meno quella voglia di sorridere, quel coriaceo attaccamento alla vita e alle piccole gioie quotidiane, dimenticando per un attimo ogni avversità.
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