Regia di Libero De Rienzo vedi scheda film
Libero De Rienzo ripone momentaneamente gli umili panni dell’attore per indossare quelli più nobili del regista e sovrapporvi poi, nuovamente, quelli umili dell’attore ritagliandosi una piccola parte nel suo film d’esordio: “Sangue – La Morte Non Esiste”. Non amatissimo dal pubblico delle sale ma acclamato dalla critica, “Sangue” è un presuntuoso tentativo di fare cinema non-banale e ggiòvane. I primi piani decentrati e tremolanti, i suoni e le voci che si sovrappongono, un montaggio (curato dallo stesso De Rienzo) che dovrebbe dare autonomamente ritmo alla pellicola rendendo così futile l’onnipresente sottofondo di musiche (dai Giardini Di Miro’ ai Torpedo) a tutto volume, colori sgranati, bianchi totali e scene che fanno pensare a un David Lynch della mtv generation… queste sono le peculiarità su cui punta il film di De Rienzo, il fatto che sia un film “differente” registicamente, un prodotto che non si veda spesso nelle sale; presunzioni che poco, però, influiscono su una trama vacua, poco comunicativa dove i giovani vengono dipinti come quelli che potrebbero ritratti dalle vecchie lamentose delle nuove generazioni, in cui il finale è fatto apposta per stupire facilmente concludendo il nulla di cui si era tentato di parlare.
Stella e Iuri (Emanuela Barilozzi ed Elio Germano) sono due fratelli, lei vive ancora con il padre ed ha come obiettivo partire per New York; Iuri vive da solo, vende il fumo alla cugina di 15 anni “spacciandoglielo” per ottimo mentre pure lei s’accorge che è una merda. Tra i due c’è un legame incestuoso (scopano), lui è innamorato e sbrocca se lei non gli palesa mai verbalmente il suo amore. Il regista ovviamente si ritaglia una particina piccola ma fondamentale: un guru spagnolo che concede ad Elio Germano le sue perle di saggezza da quattro dineros, frasi d’effetto e precetti tipici di chi vuole ostentare una dubbia profondità.
In 80 minuti s’alternano lunghe scene di inquadrature di babbuini (?), flashback, riprese deliranti che ti farebbero pagare per seguire un minimo di dialogo e di storia concreta. Pullulano i qualunquismi da occupazione liceale in cui si fa letteralmente di tutta l’erba un fascio (polizia, Chiesa e carabinieri visti come un’unica entità neo-fascista lombrosianamente individuabile): un prete neo-fascista che viene ammazzato dal loro amico fattone, il carabiniere squadrista psicopatico col manganello, i due filippini ritratti come due goffe macchiette semi-meschine prive d’alcuna personalità umana... Il sermone finale strillato in Chiesa dal protagonista vestito da prete è condivisibile ma stucchevole per il suo agnosticismo, l’esagerazione che ne scaturisce (i carabinieri drogati con l’ostia che si alzano e ballano e si spogliano in una sorta di nazi-party). Tutto il discorso anti razzista sulla “paura del diverso”, condivisibile. Siamo d’accordo? Ma allora i due filippini che De Rienzo dipinge come due amebe da prendere per il culo e maltrattare bonariamente. Esistono forse immigrati di serie A ed immigrati di serie B? Il film di De Rienzo sembra un cortometraggio allungato (avete mai visto un cortometraggio effettivamente bello?)
Uno di quei film che, pure con quel suo titolo che vuole mostrare chissà quale profondità, o ti piace o fingi che ti piace per non sembrare quello che non ci capisce di cinema impegnato e che si merita Boldi e De Sica.
Un film che, però, la critica ha osannato, ma che il pubblico non ha apprezzato. Ma si sa, la gente non capisce un cazzo.
… per gente intendo la critica.
Voto: 4-
VL
http://tuttattaccato.splinder.com
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta