Regia di Peter Clifton, Joe Massot vedi scheda film
Per le grandi band rock degli anni Settanta l'album dal vivo (il doppio live) costituiva una vera e propria consacrazione. Fu così per quello che resta, per me, il prototipo del doppio dal vivo, Made in Japan dei Deep Purple (ma anche per un altro capolavoro come Live At Fillmore East, 1971, degli Allman Brothers). I Led Zeppelin ci misero un po' di più ad editare il live e lo fecero abbinandolo ad un film, che potremmo definire surrealista, i cui frammenti si inframmezzano ai classici del gruppo inglese. Il pezzo forte di operazioni come questa è costituito comunque dalle canzoni e qui la band di Jimmy Page sciorina alcuni dei propri classici, del calibro di Rock and Roll, Dazed and Confused, No Quarter, fino all'apoteosi con Stairway to Heaven e Whole Lotta Love. La band qui è colta forse non nel suo momento migliore, ma indubbiamente in piena maturità, con Bonham dietro ai tamburi (il suo assolo in Moby Dick, sul disco, rivaleggia ancora con quello di Ian Paice per The Mule, sul citato Made in Japan), Jones diviso tra basso e tastiere, Page curvo sulle sue Gibson a sei e a dodici corde, Plant a gridare i suoi falsetti nel microfono. Quattro anni dopo questo concerto, la morte di John "Bonzo" Bonham metterà fine alla carriera di una delle più leggendarie rock'n'roll band di sempre. I Led Zeppelin eviteranno le numerose tentazioni di reunion, salvo sporadiche occasioni nelle quali suoneranno con Jason Bonham, figlio di Bonzo, alla batteria. Questo accade in particolare nel concerto chiamato Celebration Day (2012), considerato di molto superiore a quello immortalato in The Song Remains The Same. Ma il concerto del 2012 è un'altra storia, anzi è storia: questa invece è l'istantanea di una leggenda.
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