Regia di Guglielmo Giannini vedi scheda film
Durante una festa ai piani alti di un grattacielo americano, un uomo vola giù dalla finestra. Muore, ma l'ispettore chiamato a indagare non crede al suicidio. Giustizia sarà fatta.
Modesto tentativo di emulare i gialli americani con interpreti e idee totalmente italiani, Grattacieli è una delle quattro regie affrontate da Guglielmo Giannini - già uomo di teatro e futuro leader politico populista - nell'arco di quattro anni, dal 1939 al 1943. Lavorando a budget ridotto e in evidente carenza mezzi, il Nostro architetta la messa in scena cinematografica di una sua opera teatrale, mettendo mano alla sceneggiatura lui stesso, con l'aiuto di un cast formato da attori affidabili e già utilizzati per le sue precedenti (e pressochè contemporanee, si immagina girate senza soluzione di continuità) pellicole. Luigi Pavese, Vanna Vanni, Paolo Stoppa, Renato Cialente e Yvonne Giannini (figlia dell'autore-regista) sono i nomi principali; la struttura della storia è piuttosto scarna e rimanda con evidenza all'origine del testo di base, così come la durata misera (poco più di un'ora di film) lascia parecchio a desiderare, specie se si considera che non si accompagna a un ritmo sostenuto. Opera comunque realizzata con visibile impegno, Grattacieli rappresenta l'ultimo lavoro sul grande schermo per Giannini, apprezzabile come tessitore di storie, ma inattendibile dal punto di vista dell'ambientazione oltreoceano, decisamente approssimativa. D'altronde va rimarcato che all'epoca tutto ciò che proveniva dall'estero - e soprattutto da un Paese nemico come gli Usa - veniva rifiutato o censurato: l'unica America possibile, per gli italiani, era questa. 3/10.
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