Regia di Noah Baumbach vedi scheda film
Coppia di intellettuali di Brooklyn, scrittore in crisi creativa ed insegnante lui ed autrice di successo lei, si separano a causa di un rapporto ormai logorato dagli anni e dall'invidia professionale di lui, costringendo i figli a fare la spola tra una casa e l'altra nello snervante tran tran di un affidamento congiunto. Mentre il più grande appoggia e supporta il padre, dividendo con questo l'interesse per una disinvolta studentessa del genitore, il più piccolo soffre per la separazione dalla madre mostrando i segni di un disagio emotivo che lo portano a comportamenti scostanti e provocatori. Tra pulsioni edipiche e paure infantili è giunto il momento di crescere ed affrontare la realtà, trovando il coraggio di togliere dagli occhi le mani che impedivano ad un bambino di guardare l'abbraccio mortale del calamaro gigante che stritola la balenottera azzurra al museo di Scienza Naturali di New York.
Quarto lungometraggio e primo vero successo per il figlio d'arte (genitori famosi critici cinematografici) Noah Baumbach, questa commedia drammatica di una crisi familiare della buona borghesia 'yiddish' degli anni '80 segna l'incursione di un outsider del cinema Indie nell'analisi sociale di una debacle generazionale che l'autore sembra conoscere molto bene e nel contempo metterne alla berlina gli aspetti più irriverenti legati alle debolezze e meschinità di una intelligentia livorosa e inconcludente.
Affrontando lo spaccato sociale con la leggerezza di uno stile che si porterà dietro pari pari nelle opere successive ('Lo stravagante mondo di Greenberg' 2010 - 'Francesca Ha' 2012), il giovane Baumbach rimane sul crinale di una indecisione critica che utilizza gli espedienti più classici del genere per definire caratteri e situazioni, evitando di affondare veramente il colpo sugli aspetti più problematici o scabrosi (la distinzione tra talento e mediocrità, la sessualità come falso pretesto di liberazione sociale, l'irresponsabilità generazionale, gli illusori status simbol di una borghesia in bolletta) e finendo per lasciare un senso di vaghezza e di inconcludenza che rendono persino la metafora finale sulla visione terrifica che dà il titolo al film come lo sbiadito risvolto di uno sciatto romanzo di formazione.
Rimane comunque la buona capacità di articolare il discorso narrativo sulle opposte sponde di una incomprensione coniugale di cui sono sempre i più deboli a farne le spese ('Kramer contro Kramer' - 1979 - Robert Benton) e sui vaneggiamenti col senno di poi di una generazione velleitaria e mediocre ('Il Grande Freddo' - 1983 - Lawrence Kasdan), segno che almeno il ragazzo ha fatto i compiti a casa. Bravi tutti gli interpreti tra cui un Jeff Daniels sotto tono ed una più brillante Laura Linney che cedono volentieri la scena al già navigato Jess Eisenberg ed al debuttante Owen Cline (figlio di Kevin Cline e Phoebe Cates) perfettamente a suo agio in un ruolo principale.
Candidato all'Oscar per la migliore sceneggiatura originale.
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