Regia di Noah Baumbach vedi scheda film
Anni ’80, Brooklyn. La famiglia di uno scrittore fallito va in pezzi: la moglie confessa di aver avuto varie storie, lui se ne va di casa, si decide l’affidamento congiunto, i due figli sono in un momento delicato e sbarellano. L’esordio nella regia dello sceneggiatore di Wes Anderson (Le avventure acquatiche di Steve Zissou) sceglie una storia semplice, piana e vista mille volte, ma mostra subito una notevole precisione di regista e soprattutto di sceneggiatore. Non schiva nessuno dei tic registici da indipendente Sundance, al momento giusto piazza i suoi trabocchetti di sceneggiatura (il finale è una scorciatoia metaforica prevedibilissima); ma alla fine lascia decantare una crudele sincerità nell’osservare una famiglia di intellettuali sfigati newyorchesi il cui sogno è pubblicare sul “New Yorker”: una specie di versione lumpen dei personaggi di Woody Allen. Ottimo l’uso degli attori (al solito, insensatamente doppiati), i rapporti tra i personaggi sono mostrati con sufficiente ambiguità, senza giudicare, in bilico tra partecipazione e antipatia, come in un Todd Solonz minimal e intenerito. Nomination per la migliore sceneggiatura agli ultimi Oscar.
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