Regia di Robert Towne vedi scheda film
Cantore di Los Angeles e delle anime inquiete che vi approdavano negli anni ’30, amato da Bukowski, John Fante non ha fortuna al cinema. Nel 1989, Aspetta primavera, Bandini! di Deruddere era una modestissima accozzaglia di luoghi comuni italo-americani. Oggi, Chiedi alla polvere di Robert Towne è un campionario imbarazzante ed esauriente di kitsch mex-losangelino: giovane scrittore in canottiera, mozziconi ripescati dal cestino e orrore della pagina bianca, alberghetto a Bunker Hill dove vanno a rifugiarsi i vecchi stanchi e skyline con palme, messicana curvilinea e focosa in cerca di riscatto sociale e passioni consumate in riva all’oceano, fiore rosso sull’orecchio e fiori bianchi sul letto di morte, pulsioni sessuali e razziali, tensioni, rifiuti, ritorni. Tra le pieghe dell’Hotel Alta Long occhieggia persino una proiezione ingiallita del pazzo Homer Simpson: Donald Sutherland nell’ombra del suo personaggio del Giorno della locusta. Ma in Chiedi alla polvere tutto è ingiallito, anzi “seppiato”, consunto, già visto, passato al tritacarne dell’abuso iconografico. Costellato di dialoghi altamente improbabili, appesantito dall’instancabile (e letteraria) voce off del protagonista Bandini, assopito dalla fotografia sempre flou, è anche interpretato dall’attore più inespressivo del momento (Colin Farrell) e dalla non più che decorativa Salma Hayek. Non è detto che un grande sceneggiatore (Towne ha scritto, tra gli altri, Chinatown e L’ultima corvée) sia anche un buon regista.
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