Regia di Anders Thomas Jensen vedi scheda film
Si potrebbe dire, con spirito di paradosso, che solo in Danimarca si poteva osare fare una parodia di Ordet di Dreyer. Perché se l'argomento si svolge indubbiamente in ambito religioso, il tono del film di Jensen è decisamente quello della commedia nera. Come nello strabiliante finale del capolavoro di Dreyer, anche qui assistiamo a un miracolo. Anzi, i miracoli sono forse più di uno, anche se le guarigioni sono da sempre considerate, per dirla parafrasando il Troisi di Ricomincio da tre, miracoli da cento punti.
Il tono da commedia nera viene instaurato all'inizio e mantenuto per tutta la durata del film. L'ambientazione e i personaggi di Le mele di Adamo non sono infatti realistici, bensì fortemente caratterizzati di grottesco. Adam, il protagonista, è un neonazista apparentemente di mezz'età, poco istruito e limitatamente intelligente, devoto al culto acritico di Hitler, il cui ritratto sostituisce al crocifisso, non appena prende possesso della propria stanza nella comunità religiosa presso la quale viene mandato a scontare una condanna penale.
Il pastore che gestisce quella comunità è un folle, che nella vita ha subito una inenarrabile serie di sciagure e la cui mente, ormai alienata, si è rifugiata in un mondo di fantasia, che sembra regolato dalla filosofia del Dottor Pangloss del Candido di Voltaire, quello del «migliore dei mondi possibili». Gli altri ospiti della comunità sono un ex tennista alcolizzato ed ormai diventato obeso, con in più una spiccata cleptomania; un iracheno condannato per rapine a mano armata, che nella struttura continua impunemente a maneggiare una pistola; una donna tossicomane incinta, che vorrebbe dal parroco il permesso di abortire.
In questo contesto, Adam, il neonazista, si incarica di dimostrare a Ivan, il pastore, di essere cattivo, mentre il secondo continua a sostenere, in sostanza, che il Male non esiste e che, in ogni caso, esso è battibile con le armi del Bene e quindi va tutto per il meglio. Due sono i fattori che si inseriscono sul cammino di Adam: il primo è il compito che deve espletare come condizione per il proprio recupero sociale e l'altro è una Bibbia (messagli in camera da Ivan), che continua ad aprirsi invariabilmente sulla pagina iniziale del Libro di Giobbe.
Il compito che Adam decide di assumersi, con finalità quasi provocatoria, è fare una torta di mele. Compito abbastanza semplice sulla carta, se non che Adam dovrà realizzare la sua torta con le mele dell'albero che si trova nel giardino della canonica e quindi dovrà accudirlo e raccoglierne i frutti. E qui sono già presenti alcuni elementi biblici, riassunti già nel titolo. Per di più, Adam dovrà lottare affinché le mele giungano indenni alla maturazione, dovendo vedersela con i corvi, con i vermi, con i fulmini e infine con le cavallette (sotto forma di umani affamati), moderne forme delle antiche piaghe inviate dal Signore.
Nel frattempo, lo stesso Adam scopre che Ivan ha vissuto una vita d'inferno: abusato da piccolo dal padre, da adulto si è sposato, ha avuto un figlio tetraplegico (che continua a vegetare, confinato su una carrozzella, negli anfratti della canonica) e la moglie si è suicidata, anche se l'uomo si rifiuta di ammetterlo. E il nazistello reinterpreta tutte le disgrazie capitate al pastore alla luce del Libro di Giobbe, che si è finalmente deciso a leggere. Ma che, limitato com'è nell'intelletto, ha completamente travisato. E infatti spiega a Ivan che Dio gli ha imposto tutte quelle prove, come già aveva fatto con il Giobbe della Bibbia, semplicemente perché lo odia. Convinto invece che quelle siano soltanto prove da affrontare sul cammino della fede, e di averle brillantemente superate, il pastore continua a prendere bastonate, metaforicamente ma anche fisicamente parlando. Finché Adam, resosi conto di essere l'unica persona di quel contesto umano in grado di difendersi da solo, decide di abdicare alla propria cattiveria, di aiutare i compagni di sventura e di portare a termine ad ogni costo il compito che si era prefisso.
Le mele di Adamo è sostanzialmente un fumetto, un cartone animato (le pistole che sparano nel finale non fanno male, anzi, vanno misteriosamente in soccorso della medicina), che tuttavia giunge, per vie indubbiamente traverse, alla stessa conclusione di un assoluto capolavoro come Ordet di Dreyer.
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