Regia di Liz Friedandler vedi scheda film
Pierre Dulaine è un insegnante di ballo che insegna in una sala privata a New York. Una sera s’imbatte in due ragazzi che stanno distruggendo un’auto. Sono allievi di una scuola per entrare nella quale si passa al metal detector. La preside, che nel suo ufficio ha solo foto di ragazzi morti, ha riservato agli studenti particolarmente difficili la “detention”, una sorta di scantinato dell’edificio in cui ritrovarsi, parlare, ascoltare rap e hip hop. Pierre la convince a lasciargli mano libera nell’insegnare ai ragazzi i balli tradizionali e far loro recuperare la fiducia in se stessi. Portandoli fino all’immancabile gara finale a coppie. Il cliché dell’insegnante che sfida situazioni al limite è già di per sé piuttosto sfiancato. Per rigenerarlo servono ben altre credenziali rispetto ai luoghi comuni e agli intollerabili vuoti di comunicazione, più che di sceneggiatura. Qui, in più, si veleggia tra le buone intenzioni di La forza della volontà, la melensaggine di La musica nel cuore, l’indigenza e la voglia di riscatto di 8 Mile e l’inverosimiglianza fascinosa della Michelle Pfeiffer di Pensieri pericolosi. Il riferimento più alto è Saranno famosi (il telefilm), i dialoghi potrebbero benissimo essere sostituiti da didascalie da film muto, tanto sono stereotipati. Si salvano “solo” le sequenze di ballo (e come potrebbe essere altrimenti, dato che Friedlander gira videoclip per le star del pop?) e la faccia tosta di Banderas. Un uomo per tutte le figure.
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