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Il regista di matrimoni

Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film

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La recensione su Il regista di matrimoni

di LorCio
6 stelle

Franco Elica (Sergio Castellitto smarrito e bravissimo) è un regista che si ritrova in Sicilia al fine di trovare l’ispirazione necessaria per realizzare l’ennesima versione de I promessi sposi. Qui fa la conoscenza di un nobile decaduto, che gli commissiona il filmino del matrimonio e dell’immediato funerale della figlia. Deciso a farle scampare i due eventi, Franco salva la ragazza, da cui è sentimentalmente attratto. Finale a tre uscite. Simbolista nella sua struttura onirica e quasi metafisica, Marco Bellocchio gira un film totalmente libero da qualunque schema ed ortodossia, affermando ancora una volta la forza trainante del suo cinema: la laicità intesa come autonomia interpretativa ed ribelle. Critica il matrimonio cattolico inteso come sottomissione di un individuo al potere del genitore, l’ortodossia clericale, le “conversioni celebri” (c’è una scena in cui Franco recita la parte dell’Innominato dell’opera manzoniana). Purtroppo questo trionfo d’anarchia provoca un’instabilità narrativa non sempre felice, con momenti abbastanza coinvolgenti ed altri più passivi se non tediosi. Nonostante alcune belle trovate (il matrimonio iniziale con l’Osanna e i “baci di pace”, l’ingresso nella villa del principe con l’accoglienza dei cani, il filmino matrimoniale in spiaggia), il film ma non sa trascinarsi (e trascinarci) sulle sponde saggiamente autoreferenziali del regista consapevole del proprio ruolo nel sistema-cinema e tuttavia abbandonato alla leggerezza del piacere artistico. Centra il segno, invece, la bella prova offerta dall’ottimo Gianni Cavina: il regista Smamma che, pur di essere riconosciuto dalla comunità cinematografica e di vincere un David di Michelangelo, si finge morto (perché “in Italia comandano i morti”), personaggio squisitamente bellocchiano per gusto dell’inquieto ragionamento folle (e c’è anche una polemica sul metodo usato per votare le opere ai David, una sorta di lottizzazione che suggerisce una strana e privata resa dei conti attraverso Smamma). Sui titoli di coda, c’è Mariangela Melato che canta una amabile versione di Sola me ne vo. In bilico tra sogno e realtà, verità e magia, lirismo e corporeità, è un film complesso, affascinante, inappagante.

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