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Il regista di matrimoni

Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film

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La recensione su Il regista di matrimoni

di Dying Theatre
6 stelle

Un bell'occhio cinèphile a posarsi, tuttaltro che lieve, su pieghe e penombre d'un limbo metafilmico sulfureo e fuori tempo, sgranato e filtratissimo. No, magari non è il caso di scomodare nè Visconti nè Godard, ma per fortuna - caso ormai raro - si è al cospetto d'un cinema italiano ancora capace di smarcarsi dai clichè televisivi e fotoromanzeschi che il pubblico mostra tanto di gradire. Ecco, l'opera di Bellocchio è - e non da oggi - tutto fuorchè 'gradevole', semmai acida, disturbante, velata d'una cupezza barocca e non contemporanea, destrutturata e a tratti fastidiosamente estetizzata, non priva di cedimenti e sbavature comunque dovuti ad un certo, innegabilmente esposto, coraggio espressivo. "Bellocchio è un grande regista horror, qualcuno dovrebbe dirglielo" (opin. di Wake-Up Neo su "Buongiorno notte"), come non concordare..? Un come sempre ottimo Castellitto dà forma ad un personaggio difficilissimo, costantemente in bilico tra razionalità e follia, preso in ostaggio da fantasmi neanche troppo propri, fatalmente incapace (come il suo autore-demiurgo..? il dubbio è lecito) d'operare una sintesi di qualsiasi tipo delle esperienze vissute, delle emozioni 'capitategli' e delle troppe suggestioni attorno a lui aleggianti. Schematica e piuttosto debole la protratta vicenda-simbolo dell'artista costretto a trapassare per esser insignito dei giusti riconoscimenti. Interessante - sebbene non 'nuovissima' - l'idea della compenetrazione tra il soggettivo reale e l'oggett(iv)o estetico ("I promessi sposi" in questo caso), pista che Bellocchio segue in maniera volutamente discontinua. E' questo un Cinema di Apparizioni e di tagli, di saturazioni e di corpi non più in scena, che, alla fin fine, non parla d'altro che di se stesso.

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