Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film
A quattro anni dal circoscritto,ma notevole successo di pubblico de "L'ora di religione",tornano a lavorare assieme Marco Bellocchio e Sergio Castellitto:forse questo nuovo lungometraggio dell'autore di "Marcia trionfale" è destinato a suscitare minor scalpore dei suoi titoli precedenti,visto che apparentemente non tocca argomenti "scottanti".Però ,dopo un avvio leggermente contorto,più che altro a livello drammaturgico,si entra nel film e se ne rimane fortemente affascinati,anche se qualche passaggio rimane nebuloso,come l'atteggiamento del protagonista al matrimonio della figlia che apre il racconto.La forza di una storia d'amore pretesa,anelata e quindi agguantata con i denti e con le unghie è anche una metafora di una sfida a un convenzionalismo divenuto regola di vita e di pensiero,un calcio all'opportunismo di scelte pratiche ma infelici è quello che porta a una speranza di futuro:e,contemporaneamente,c'è un acuto sberleffo all'autorefenzialità di un cinema invecchiato e ipocrita,schiavo di dogmi o abilissimo a tuffarsi in una celebrazione "nobile" che sa più di commemorazione funebre che di reale e obbiettiva considerazione.Bellocchio,che ha scelto quasi sempre,anche quando non ha trovato le corde giuste,temi capaci di accendere la discussione,azzecca un cast felicissimo e ispirato,del quale un Castellitto intenso è un perfetto perno(ma sono tutti splendidi interpreti),e per quanto vi sia amarezza in questa storia,la attraversa un'ironia suadente come una musica di sottofondo a bassissimo volume.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta