Regia di Oskar Röhler vedi scheda film
Bruno e Michael. Stessa madre disinvolta ma vite parallele, diverse, lontane. Fratellastri antipodali. Il primo è un erotomane che affoga negli amplessi, spesso autoprovocati, il proprio male di vivere. Il secondo è un timido e (apparentemente) fragile scienziato, a un passo dalla scoperta del secolo (la clonazione umana). Il rapporto con due donne sembra offrire a entrambi una svolta, ma il destino riserva altre sorprese, drammatiche. Orso d’argento a Berlino e tratto dal secondo romanzo di Michelle Houellebecq, il film di Roehler non va al di là della scolastica trasposizione di un testo letterario. Dello scrittore francese manca completamente il malessere, e se la traccia narrativa in quanto tale viene trattata con rispetto ed equilibrio - anche per merito dei bravi protagonisti - è lo “sfondo” a deludere. Quella di Houellebecq è sempre la rappresentazione dolente e feroce di un mondo, il nostro, che soverchia, per significato, le storie e i personaggi. Roehler invece si confronta solo con i caratteri, resta in superficie, non riesce a cogliere, tra le righe, il fantasma della decadenza che nel romanzo è tutto. Brutto leggere in parallelo un film e un libro, ma in questo caso l’intraducibilità del secondo dimostra pienamente il fallimento del primo.
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