Regia di Oskar Röhler vedi scheda film
Bruno e Michael sono fratellastri e non potrebbero essere più diversi uno dall'altro. Bruno (Bleibtreu) è un razzista convinto, immaturo e ossessionato dal sesso; Michael (Ulmen) conosce come unica passione il suo lavoro di biologo molecolare, è totalmente disinteressato al sesso e crede nelle possibilità della clonazione estese agli umani. Nelle loro vite tutto sembra cambiare quando Michael scopre l'amore per una vicina che conosce da quando era piccolo (Potente) e Bruno si innamora di una donna conosciuta durante una vacanza (la sempre straordinaria Martina Gedeck). Ma - come dice Bruno - "una volta che sprofondi nel mondo del lavoro, tutti gli anni sono uguali. Gli unici eventi che ti toccano sono di natura medica": e infatti per i due fratellastri i drammi sono dietro l'angolo.
Tratto dal discusso romanzo omonimo di Michel Houellebecq, Le particelle elementari è un film a teorema che gravita intorno al tema della solitudine. Il tedesco Oskar Roehler tocca l'intera gamma di tasti del sentimento, muovendosi tanto sul registro drammatico, quanto su quello grottesco ed erotico; tocca argomenti scabrosi, ammicca a più d'una scorrettezza (le bordate al femminismo e al movimento hippy), rovista nei sentimenti più intimi come nei club per scambisti. Il messaggio rimane però ambiguo, il film complessivamente imperfetto, la simmetria delle vicende dei due fratellastri si infrange contro un racconto a tratti sfilacciato e confuso ma i diversi livelli di lettura e la prova ammaliante degli attori da soli valgono il prezzo del biglietto.
Orso d'argento a Moritz Bleibtreu come miglior attore al 56mo festival di Berlino (2006).
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