Regia di Piero Pierotti, Hugo Fregonese vedi scheda film
Verso la fine del tredicesimo secolo il giovane commerciante veneziano Marco Polo parte alla volta della lontanissima e pressoché sconosciuta Cina, abbandonando di proposito la promessa sposa sull'altare. Durante il viaggio, Polo ha modo di farsi molti amici, ma anche qualche nemico, riuscendo perfino a sventare un tentato colpo di Stato ai danni del Gran Khan.
Il Marco Polo di Piero Pierotti è un polpettone speziatissimo che mescola il triplo degli ingredienti richiesti in origine dalla ricetta, alla ricerca di nuovi sapori e inedite sensazioni; il risultato è ovviamente quello prevedibile: il troppo stroppia e molto presto la pellicola riesce a far sbadigliare anziché esaltare lo spettatore, soprattutto per colpa di dialoghi bolsi e situazioni fumettistiche altamente prevedibili. Il budget non è malaccio, anzi; scenografie, costumi, musiche, luci: tutto è curato con la dovuta perizia e la confezione del lavoro risulta assolutamente gradevole. Cosa non va, quindi? A parte l'esagerata quantità di 'carne al fuoco' (proseguendo la metafora culinaria) della sceneggiatura che reca ben cinque firme in calce – Ennio De Concini, Duccio Tessari, Antoinette Pellevant, Oreste Biancoli e lo stesso Pierotti – va senz'altro messa in discussione la scelta di affidare il ruolo del protagonista all'americano Rory Calhoun, aitante sbruffone dal ciuffo impomatato piuttosto fuori contesto qui. Pochi i dubbi sul resto del cast, d'altronde, che prevede le presenze di, tra i tanti, Robert Hunder, Camillo Pilotto, Yoko Tani, Pierre Cressoy e Michael Chow. Nota a margine: la titolazione di apertura recita “un film di Hugo Fregonese, regia di Piero Pierotti”; online il primo viene accreditato da più parti anche come regista, mentre Imdb sostiene che il materiale sia stato rimaneggiato con inserti ad hoc anche da Richard McNamara per la versione americana del film. 4/10.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta