Regia di Mohsen Makhmalbaf vedi scheda film
Film che coniuga poesia e disincanto. Si fa della filosofia sul disincanto ma si danza ed appassiona negli spazi che essa libera. Attimi sublimi carpiti all'esistenza, così rari da poterli e doverli cronometrare per non dimenticarli e registrarli in una durata fatta di memoria, così intensi da emozionare di una emozione assoluta. L'emozione, in senso eminente, l'amore, (l'esistenza è qui esperita come possibilità di amare, o, in alternativa, perdita di questa possibilità,) cerca in ogni istante di non amore, nella musica e nella poesia (parola e storia poetica), quindi anche nella cinematografia (che aggiunge musica e fotografia esteticamente significative), quel riscatto che è racconto, filosofia e storia d'amore (ma anche storia di non amore, di amore che non può amare, storia dell'assenza o mancanza d'amore) prima vissute e poi raccontate: agli amanti che si sono amati dentro il film e a quelli che si sarebbero potuti amare, attraverso il film (noi che le ascoltiamo e vediamo rappresentate sulla pellicola). Un genio guida il regista, il suo nome fu Eros.
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