Regia di Rupert Wainwright vedi scheda film
Ad Antonio Island, Oregon, la municipalità festeggia i padri fondatori della comunità. Elizabeth, una delle discendenti dei coloni, torna a casa da New York, in preda a incubi ricorrenti di corpi che prendono fuoco e affogano in mare. Quando tre ragazzi vengono massacrati sulla barca del suo ragazzo, Nick, dopo essere stati avvolti da una nebbia densissima, nella cittadina si diffonde il terrore e nessuno è al sicuro. Solo il sacerdote, padre Malone, consiglia a Elizabeth di lasciare l’isola. Lei, che nel frattempo ha ritrovato il diario di un avo del prete, capisce che i fenomeni sanguinosi dell’oggi altro non sono che la vendetta dell’equipaggio di un veliero contagiato dalla lebbra che fu respinto, saccheggiato e incendiato dai padri. Ha dell’incredibile la piattezza e la sciatteria con cui lo sceneggiatore Cooper Layne ha affrontato il soggetto di John Carpenter e Debra Hill, che a loro volta si ispiravano alla situazione hitchcockiana di Gli uccelli. Tutto si srotola senza connessione tra i fatti, tensione a zero, dialoghi tautologici e involontariamente autoallusivi (tormentone: «Cosa sta succedendo?». «Non lo so!!!»), nessuno degli interpreti ha un briciolo di credibilità. Insensato, disarmante. Meglio per la Hill, che non ha fatto in tempo a vederlo.
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