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Grandi magazzini

Regia di Castellano & Pipolo vedi scheda film

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La recensione su Grandi magazzini

di giurista81
7 stelle

Simpaticissimo film a episodi, visionato dozzine di volte fin dai tempi dell'adolescenza, che ruota attorno alle vicende cui vanno incontro i clienti e/o il personale dei grandi magazzini. Castellano e Pipolo si rifanno in modo marcato alla struttura del precedente Grand Hotel Excelsior (1982), riuscendo solo in parte a mutuarne il livello.

Grandissimo bazar di comici, solo in parte rappresentati dall'insieme finale in cui li vediamo cantare in un quadrante suddisivo in dodici caselle, ognuno delle quali riservata a un attore. Mancano infatti, tra gli altri, Alessandro Haber, Paolo Panelli ("si fa presto a dire..."), Leo Gullotta e Gigi Reder.

Gli episodi non sono sequenziali, ma spalmati su tutta la sceneggiatura (talvolta i personaggi dell'uno si incontrano con quelli dell'altro), dal vincitore di un concorso che non trova il modo di spendere il buono ottenuto come premio, salvo poi cederlo per una notte completa con la commessa (Christian De Sica); al dipendente considerato, per errore, il figlio segreto del titolare del centro commerciale e per questo promosso dal direttore con l'intento di ingraziarsi il padre (episodio di Montesano, Haber, Laura Antonelli, Ciavarro e Paolo Panelli); quindi le peripezie di una giovane donna che ha perso le lenti a contatto e confonde la sua posizione, senza sapere di non essere mai uscita dal centro, tanto da pensare di esser giunta a casa così da sdraiarsi sul divano collocato nella vetrina; o ancora al tentativo maldestro di cedere al reparto giochi un robot da sottoporre a valutazione di resistenza ("dito no..."); o ancora alle peripezie di un corriere che scopre quanto possa essere utile cambiare orientamento sessuale e via dicendo, fino alla presenza di un mendicante (Lino Bandi) non tollerato dalla direzione (Michele Placido). Su tutti brilla l'episodio dell'attore decaduto interpretato da Nino Manfredi, che lascia tutto il suo onorario in bevute offerte alla troupe salvo, completamente ubriaco, sbagliare costantemente la battuta ("Anche io compro ai grandi magazzini") per dirla quando il regista ha deciso, senza dirglielo, di non sprecare più pellicola e di girare a vuoto.

Musiche brillanti, montaggio veloce e buona la regia. Tra alti (l'episodio di Manfredi) e bassi (l'episodio idiota di Massimo Boldi, una guardia giurata che viene sistemanticamente fregata dai ladri), divertimento assicurato per tutta la famiglia, specie negli anni ottanta primi novanta.

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