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Chiedo la parola

Regia di Gleb Panfilov vedi scheda film

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La recensione su Chiedo la parola

di steno79
9 stelle

Ecco un bel film sovietico del periodo brezneviano che in Italia pochissimi avranno visto, poiché è rimasto inedito ed è stato solo trasmesso da Rai3 su Fuori Orario. Ghezzi ha avuto un grosso merito nel diffondere un film di valore notevole, ma la copia trasmessa nel 2006 aveva diversi problemi, con una qualità video mediocre, dei sottotitoli in bianco a tratti non leggibili facilmente, una durata di 120 minuti che non coincide con quella riportata da quasi tutte le fonti di 135 o 140 minuti, e qui non si sa se la discrepanza sia dovuta a tagli o alla diversa velocità di scorrimento dell'immagine.

Poiché pochissimi lo avranno visto, accenno qualcosa del plot: la protagonista Lisa Uvarova è il sindaco di una cittadina di provincia divisa tra i suoi doveri pubblici e una famiglia dove risulta spesso assente. All'inizio del film il figlio maschio Iura muore sparandosi accidentalmente mentre pulisce una pistola: da li parte un lungo flashback che ci riporta a diversi momenti della vita di Lisa, dagli incarichi istituzionali come il conferimento dell'Ordine di Lenin ad un anziano rivoluzionario, all'incontro con uno scrittore che le chiede di leggere una sua piece teatrale che ha avuto problemi di censura, dai rapporti non sempre idilliaci col marito allenatore di calcio all'episodio in cui deve far sgomberare un palazzo dove si sta svolgendo una festa di nozze e in cui è apparsa una vistosa crepa.

E' un ritratto appassionato sia del personaggio femminile che di un'intera società, in un momento in cui il comunismo non aveva ancora segnato il passo definitivamente con la Storia come lo avrebbe fatto circa 15 anni dopo. Interessante anche da un punto di vista sociologico, quindi, ma in realtà il film è una vigorosa analisi dei meccanismi del potere e del consenso che intreccia con intelligenza pubblico e privato, può contare su numerosi pezzi di bravura anche tecnici come certi piani-sequenza studiati e ingegnosi, mantiene una lucidità di contenuti per molti versi ammirevole (quando la sindaca fa le sue critiche al drammaturgo, interpretato dal regista e attore Vasily Shukscin, si perde improvvisamente quell'empatia nei suoi confronti che il film mantiene quasi sempre e Panfilov si mostra molto più scettico e critico verso il potere costituito). Inna Ciurikova è naturalmente essenziale per la riuscita del film con la sua maschera di brava stakanovista che a tratti si spezza, ma lo sono anche le musiche che integrano con brio brani dei Beatles come "Obladi Oblada" nella scena della morte del figlio, un canto russo di cui non conosco il titolo in due momenti salienti, e poi valzer e musiche originali sfruttati con indubbia felicità a livello espressivo. E lo sguardo in macchina di Inna nel finale mi ricorda quello della Masina nelle "Notti di Cabiria" di Fellini, aggiornato con coraggioso rigore alla situazione sovietica degli anni 70. Gleb Panfilov non è stato un genio del cinema come Tarkovskij, ma vedendo film come questo viene voglia di riscoprire il resto della sua carriera... è un cinema che sa cogliere e testimoniare le inquietudini del reale in una forma tutt'altro che mummificata, come spesso si è ritenuto che fosse il cinema russo prima della Perestrojka... si apprendono molte cose sulla Russia comunista, dall'importanza dello sport ad un certo idealismo di alcuni leader poi tradito inevitabilmente dagli eventi successivi... sulla qualità della fotografia non mi esprimo avendo visto una copia rovinata, ma Panfilov è un regista dalle intuizioni visive tutt'altro che banali che sicuramente andrebbero apprezzate sul grande schermo.

Voto 9/10

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