Regia di Carlo Caiano vedi scheda film
Un napoletano, sposato con un figlio piccolo, fa il rappresentante per una ditta del nord che sfrutta l'uomo - a sua insaputa - per trafficare droga. Quando la capa prova a violentarlo, l'uomo riesce a evitare il peggio; ma la satanica settentrionale ha in mente un elaboratissimo piano per farlo divorziare e quindi avere campo libero.
Una delle sceneggiate più involontariamente esilaranti del genere, a dispetto del debutto attoriale di Mario Da Vinci - cantante melodico partenopeo - e di suo figlio Sal(vatore) di 9 anni appena, e dei loro sforzi per rendere sensata la pellicola, Figlio mio sono innocente! è un palese tentativo di mettersi in scia con i primi trionfi di Mario Merola sul grande schermo, unendo melodramma a tinte forti e canzone napoletana. L'insuccesso dell'operazione ha basi solidissime: ben poco funziona infatti in una storia sbracata sul piano logico da tutte le parti e che vede in scena personaggi tagliati con l'accetta, nel segno di una trama prevedibile oltre ogni dire; presumibilmente l'opera teatrale di Alberto Sciotti, sodale di Da Vinci senior, da cui il film è tratta non era così tanto scontata e la trasposizione bidimensionale su pellicola ha penalizzato abbondantemente il testo di partenza (della sceneggiatura si sono però occupati proprio Sciotti e il regista, Carlo Caiano, padre del più noto Mario). Il percorso artistico di Mario Da Vinci su celluloide troverà solamente altri due sbocchi: l'anno successivo per Napoli una storia d'amore e di vendetta (Mario Bianchi), sugli stessi binari di questo esordio, e un lustro più tardi ne Il motorino di Ninì Grassia. Ritmo altalenante, ironia ai minimi storici, regia non esente da colpe; fra i nomi principali del cast, oltre ai Da Vinci: Giuseppe Anatrelli, Dolores Palumbo, Pietro De Vico e Carlo Taranto. 2/10.
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