Regia di Carlo Ludovico Bragaglia vedi scheda film
Un gelataio piccoletto non piace a nessuna donna: è troppo basso. Riesce però a convincere una ragazza di essere un attore di fotoromanzi, millantando l'amicizia con un vero divo; grazie a una serie di rocamboleschi equivoci e disavventure, la ragazza ne verrà conquistata.
In tempi di rinascita della settima arte in Italia (contestualmente a una rinnovata voglia di uscire e svagarsi, possibilmente a poco prezzo), anche gli artigiani del cinema popolare ebbero modo di produrre con continuità; è il caso di Carlo Ludovico Bragaglia, che nel 1951 uscì in sala con tre pellicole, una delle quali era 47 morto che parla, con Totò. In L'eroe sono io il ruolo centrale è invece affidato a Renato Rascel, attorno al quale viene appositamente scritta la sceneggiatura di Age e Scarpelli: sostanzialmente un lavoruccio di poco impegno (a realizzarsi) o nessuno (a vedersi). Rascel ha l'occasione per sbizzarrirsi in una delle sue tipiche macchiette, impersonando un piccoletto perennemente agitato da spiriti di rivincita, che attraverso una serie - non particolarmente fantasiosa - di equivoci e disavventure varie approda al lieto fine romantico. CL Bragaglia amministra senza fatica; nel cast ci sono anche Achille Togliani, Enzo Biliotti, Marisa Merlini, Arturo Bragaglia (fratello del regista), Delia Scala, Peppino de Martino e Monica Clay. Alla buona riuscita della confezione collaborano le musiche di Renzo Rossellini (fratello di Roberto), la fotografia di Marco Scarpelli (fratello dello sceneggiatore), il montaggio di Mario Serandrei, scene e costumi di Alberto e Alfredo Tavazzi. Pur non essendo una pellicola di grandi ambizioni, L'eroe sono io sfoggia un buon ritmo (e uniforme), un protagonista scatenato e qualche episodio frizzante sopra le righe (e c'è anche una lunga sequenza di sogno girata come una pellicola comica muta). 3/10.
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