Regia di John Greyson vedi scheda film
Esperimento musical-documentaristico piuttosto folle, non del tutto riuscito, disarmonico, kitsch, ma non per questo disprezzabile. L'intento (più che sincero) è quello di sfatare, divertendo, alcuni dei dogmi e dei tabù più retrivi in relazione alla diffusione dell'aids nei primi anni '80. Le risalenti (ed ardite) teorizzazioni del dilagare del virus come "male sociale", morbo privato d'una categoria di soggetti dediti al vizio, quasi "puniti" dal fato (o da chi per lui) per i peccati commessi, vengono di volta in volta contestate, denunciate e ridicolizzate attraverso l'efficacissimo strumento dell'ironia. La confezione è quella di un musical pop, vivace, anarchico e coloratissimo. I richiami alla queer culture più vitale e coreografica sono godibilissimi, così come alcuni numeri musicali deliziosamente oscillanti tra il trash consapevole e l'omaggio sentito alla vecchia Hollywood. Cade di tono solo quando pretende di far commuovere per un amore fumettistico e mai esistito, che finisce per stonare con il clima irriverente e provocatorio di tutto il resto della pellicola. Complessivamente è un film più che apprezzabile. Ispirato, originale e politicamente molto più coraggioso di quanto potesse esser lecito attendersi.
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