Regia di Roger Donaldson vedi scheda film
Burt Munro, roccioso neozelandese di Invercagill, si è dedicato per tutta la vita alla sua Indian del 1920, moto gloriosa e particolare, carenata come un pesce, prodotta nel Massachusetts. Grazie agli amici, s’imbarca per gli Usa per stabilire un record di velocità tuttora insuperato. È dal ‘72 che Roger Donaldson, neozelandese adattatosi con successo a Hollywood, dopo aver realizzato un documentario sul vero Munro, culla il sogno del grande schermo per quest’uomo eccentrico, essenziale e acciaccato dall’età. Un road movie vecchio stile, che inizia con un inno agli dèi della velocità e si srotola gentilmente fino al suo felice compimento, dalle spiagge neozelandesi alle distese bianche di Bonneville, Utah. Anche se la qualità degli incontri sulla strada (il transessuale come l’altra faccia della Hollywood sognata agli Antipodi, il pellerossa che lo aiuta e ospita, la donna matura che vive sola ma non rinuncia all’amore) qua e là sa di convenzionale schematismo, la maschera di un risaputo Anthony Hopkins (sarebbe obbligatorio vedere il film in lingua originale, ma non riapriamo un vecchio dibattito) dà un’aura più che credibile a quest’uomo semplice. Che ha le unghie sporche e cita Roosevelt. «Non conta quello che dicono i critici, quelli che raccontano la caduta dell’eroe, che dicono dove avrebbe fatto meglio. Quello che conta è il coraggio di chi scende nell’arena». Classico fino al midollo.
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