Regia di K. Vestbjerg Andersen, T. Christoffersen, S. Fjeldmark vedi scheda film
Terkel è un cartoon danese che sembra avere lo scopo di sottolineare alcuni meccanismi del mondo dei 13enni, attraverso la messa in scena di una storia che ha come protagonista Terkel, un ragazzino pieno di paure e di incertezze proiettato in un mondo in cui ognuno sa cosa fare. Terkel guarda film dell’orrore, ma ne ha una paura folle, gira per strada da solo ma non è mai tranquillo per via di strani rumori. Purtroppo la sua indole non gli permette di portarsi dietro una spranga come fa il suo amico per la pelle Jason. Presto le paure di Terkel diverranno fondate perché nella sua cricca esiste qualcuno che lo minaccia di morte. I sospetti ricadono sui due bulletti della scuola, Stan e Saki, ma non è esattamente così.
Il film non è né divertente (bastassero frasi sboccate ed un cinismo finto-simpsoniano per farlo), né tantomeno avvincente. Scorre via senza lasciar dentro nulla, tanto che, come accade solo nei peggiori film, le uniche battute divertenti sono quelle inserite nel trailer.
Arnie (con la voce di Elio), il narratore della storia, rappresenta insieme al surreale zio di Terkel, Stewart, il personaggio veramente “cool” del film. Arnie è una sorta di anima, che si materializza ora nel bidello, ora nel giardiniere, ora nel professore di musica per raccontarci questa storia che, nonostante lo slang milanese degli “Elio e le storie tese” e la partecipazione di altri doppiatori “eccellenti” come Claudio Bisio o Lella Costa, rimane sempre troppo distante da noi, dalla nostra cultura e dal nostro modo di considerare determinate dinamiche. In due parole, per varie motivazioni, un film deludente.
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