Regia di Jon Favreau vedi scheda film
Preso in prestito dall’autore di “Jumanji”, Chris Van Allsburg, arriva un altro adattamento cinematografico di fantasia per la gioia dei più piccini. Due fratelli di 6 e 10 anni litigano in continuazione e il padre (un Tim Robbins un po’ sprecato) non li sopporta più. Per un impegno di lavoro è costretto a lasciarli soli in casa con la sorella maggiore latitante e dormiente sotto le coperte. Il rinvenimento nella cantina di un vecchio gioco in scatola darà il via a una girandola di avventure fantastiche in perfetto stile “Jumanjico”.
Il film rispolvera il clima immaginario degli anni ’50: si va alla riscoperta di suoni, atmosfere e materiali esistenti all’epoca, come l’uso di oggetti in latta e legno. A parte i trucchi e gli effetti speciali abbastanza dozzinali (ma non è una cosa importante), quello che nuoce al film è la sua dimensione strettamente fanciullesca e quindi difficilmente apprezzabile da un adulto, a meno che non sia un capo famiglia accompagnatore.
I giochini e i rimandi sono strabattuti, la noia è sempre dietro l’angolo. E’ un peccato perché le premesse per costruire una storia interessante c’erano tutte: dalla presenza di Tim Robbins alle implicazioni di quest’ultimo con una moglie che non si vede mai. E poi i caratteri dei figli erano stati delineati molto bene nel primo quarto d’ora.
Da rilevare che, a ogni carta pescata dai bambini, è in agguato una sorpresa sempre ipercatastrofica, pronta a distruggere buona parte della casa e i nostri padiglioni auricolari. Sarà possibile, un giorno, avere a che fare con un film realizzato in punta di piedi e con un po’ di rispetto per la “quiete” pubblica?
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