Regia di Samuel Fuller vedi scheda film
Da non appassionato dei film di guerra, devo dire che questo è il miglior esemplare che conosca nel genere (a parte le opere dichiaratamente antimilitariste, es. Orizzonti di gloria, che sono una cosa a sé). Segue le vicende di un gruppo di soldati americani, a partire dalla campagna di Tunisia (la prima occasione in cui le truppe USA si scontrarono con quelle tedesche e, ancora inesperte, si trovarono a mal partito) su su fino al cuore dell’Europa e all’agghiacciante scoperta dei campi di sterminio (sequenza indimenticabile, con il bambino sopravvissuto solo per pochi giorni alla liberazione). Con il suo sguardo oggettivo, non di aperta condanna, sulla guerra, rischia di apparire un po’ ambiguo: il fatto è che siamo dalle parti di certo Aldrich e di certo Peckinpah, per cui la guerra è un gioco folle che fa emergere il vero valore dei singoli (e quindi, inevitabilmente, anche il loro peggio). E ci sono anche brandelli di straniata speranza, con i soldati che aiutano la donna francese a partorire e con l’ormai ex nemico ferito e portato in salvo nell’ultimo giorno del conflitto.
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