Regia di Gillo Pontecorvo vedi scheda film
Da un romanzo di Franco Solinas sceneggiato dallo stesso autore, dal regista e da Ennio De Concini, ecco l'esordio in lungometraggio di Gillo Pontecorvo. Cineasta cresciuto come aiuto regista, principalmente di Monicelli, nel periodo florido della rinascita del cinema italiano, quello dell'immediato secondo dopoguerra, ecco che Pontecorvo non poteva non rifarsi ai canoni neorealisti anche per mettere in scena la propria opera prima. Siamo di qualche anno fuori tempo, ma le scene all'aperto, l'ambientazione povera e la necessità di riscatto (umano, morale, sociale) vissuta dai personaggi sono tutti elementi che riconducono al filone immortale dei vari De Sica, Rossellini, Castellani; il cast è invece - contrariamente all'usanza neorealista - composto da un'accoppiata di star (Yves Montand e Alida Valli) e da una manciata di nomi piuttosto quotati di supporto: Francisco Rabal, Umberto Spadaro e anche Mario Girotti, futuro Terence Hill, in un ruolo di contorno. La grande strada azzurra è inoltre un lavoro ideologicamente orientato in maniera netta a sinistra: il regista non ha mai nascosto la sua aderenza alle idee comuniste e in effetti non è possibile vedere questo film senza trovarci dentro un chiaro riferimento alla massa proletaria sfruttata e vessata, costretta in condizioni inumane per sopravvivere del proprio lavoro. Forse i punti più discutibili della pellicola sono proprio questa schematicità ideologica nella costruzione della storia e l'aperto rifarsi a un genere ormai sepolto, cosa di per sè non sbagliata, ma che finisce per lasciare perplessi se non aggiunge nulla a quanto già detto e visto. Al di là delle implicazioni extratestuali, funziona comunque bene la trama, così come il citato cast offre un'ottima prova. Fotografia di Mario Montuori, montaggio di Eraldo Da Roma, scene di Piero Gherardi: tutti grandi nomi; produce Maleno Malenotti, accreditato in seguito ufficiosamente come co-regista. 5,5/10.
Squarciò pesca di frodo, utilizzando le bombe; il suo nemico giurato è la guardia di finanza, che però non riesce mai a coglierlo sul fatto. A conclusione di una serie di disavventure, durante le quali perde anche la barca, Squarciò si ferisce gravemente con gli esplosivi.
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