Regia di Howard Hawks vedi scheda film
Bogart è il punto di riferimento per il personaggio di Marlowe, così come il film lo è per il genere noir: si possono prendere le distanze, farne oggetto di parodia, ma non evitare di misurarsi con questi archetipi. Il detective viene ingaggiato da un riccone (che compare solo nella scena iniziale) per risolvere un caso in apparenza semplice, che a mano a mano diventa incredibilmente complicato. Si perde il conto dei morti, la polizia brancola nel buio, più o meno tutti hanno qualcosa da nascondere, le donne ronzano intorno a Marlowe come api sul miele (non solo Lauren Bacall, anche l’irriconoscibile Dorothy Malone nel ruolo di una libraia). Hawks tagliò deliberatamente alcune sequenze esplicative, e fece bene: questo non è un giallo, dove ciò che conta è smascherare l’assassino attraverso un percorso razionale, questo è un noir e la cosa importante sono le atmosfere evocative e i dialoghi secchi ed essenziali. Bogart dipinge magnificamente un tipo di personaggio vissuto, disincantato, ma non cinico (come non è cinico il Rick di Casablanca), che commenta ironicamente il proprio passato con la frase “sono stato traviato dalle cattive compagnie” e conserva un inflessibile senso morale.
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