Regia di Sergio Corbucci vedi scheda film
Storia di cacciatori di taglie, di fame, vendetta e morte. Siamo nell’innevato Utah dove si aggirano banditi affamati di cibo e in attesa di un’amnistia e cacciatori di taglie senza scrupoli capitanati dallo spietato Tigrero, Corbett lo sceriffo ligio alla legge e dal cuore d’oro, Silenzio il muto con una dolorosa vicenda personale alle spalle, una vedova di colore e un paese Snowhill ostaggio di un usuraio Pollycut dal passato ambiguo.
I western necrofili di Sergio Corbucci colpiscono ancora per la carica barocca che li accompagna. Le psicologie dei personaggi principali sono sempre un marchio originale, oltre allo scenario inedito e indimenticabile. Il pistolero muto Silenzio (da un suggerimento di Marcello Mastroianni) conserva negli occhi un dolore vissuto da bambino, una ferita al collo, una Mauser e una dolcezza nel rapporto con Pauline. Solo Jean Louis Trintignant poteva restituire queste caratteristiche e dare forza enigmatica al singolare protagonista. Lo sceriffo federale Gedeon Corbett è un uomo buono dalla battuta pronta, crede nella giustizia e non nella vendetta (motore di un mondo crudele e di uno Stato che lui vorrebbe cambiare). Un idealista che, oggi come ieri, non trova spazio. Chissà se dietro c’era, quale modello ispiratore, Bob Kennedy. Frank Wolff era uno straordinario e indimenticato interprete d’esportazione. Tigrero parla piano e con fare persuasivo semina morte e piombo rosso sul candore bianco della neve. Egli è l’incarnazione umana del vil denaro, del demone del dollaro che tutto decide e governa. Klaus Kinski asciugato da tic e sguardi febbrili è lucido e mefistofelico come lo sarà sotto la direzione di Herzog. Luigi Pistilli, conciato come un Shylock luciferino, è sinistro e decisivo ogni volta che appare. Mario Brega un servo brutale. Eccellente la Pauline di Vonnetta McGee, così come Marisa Merlini nei panni di Règine.
Le musiche di Ennio Morricone, poco invasive ed enfatiche, sono prevalentemente lente e inesorabili come la cattiva sorte che attende i buoni, in altri passaggi elettrizzano la tensione. THE HATEFUL EIGHT di Quentin Tarantino è un esplicito omaggio al film in numerosi punti e al regista romano Sergio Corbucci, il quale nel 1968 con questo sublime IL GRANDE SILENZIO firmò uno dei suoi migliori film di sempre.
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