Regia di Sergio Corbucci vedi scheda film
Un gioiellino da riscoprire.
Sergio Corbucci, mediocre regista di commedie, nel western è riuscito a dimostrare un talento personale, visionario ed originale, sfornando piccoli gioiellini come questo film, uno dei suoi migliori risultati.
In un paesaggio cupo e desolato dalla neve, c'è uno scontro all'ultimo sangue tra i bounty killer assetati di taglie ed i cosiddetti banditi che fuggono delle montagne per trovare riparo, ma che spesso vengono maciullati dai primi senza ombra di un giusto processo. In questo macabro circo ci sono Silenzio (Jean Louis Trintignant), un muto che fa l'assassino di bounty killer per vendicare i suoi genitori, e Tigrero, un bounty killer freddo e senza scrupoli (un superbo Klaus Kinski). Il primo è un antieroe, il secondo è un malvagio. Il primo è simile ad un giusto (o qualcosa che gli rassomiglia) divenuto violento per sopravvivenza e necessità, il secondo pare avere ghiaccio nelle vene (nonostante i suoi modi spiritosi, educati e soprattutto legali). Ed in questa landa nevosa e desolata, che somiglia al cuore degli uomini qui rappresentati, solo una legge prevale: quella del più forte. Non ci può essere ottimismo, bene o male, buoni o cattivi, giustizia o ingiustizia, il più forte vince e chi è inadatto a sopravvivere perde e perde male.
Corbucci tira qui fuori una visione nera, atroce e pessimistica dei rapporti umani di una profondità che non gli sospettavamo e questo film non fa sconti a nessuno, tantomeno al grande pubblico. Il finale lascia l'amaro in bocca e gela il sangue, ma è davvero grandioso.
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