Regia di Sergio Corbucci vedi scheda film
Ambientato in un bianco di neve immoto e mortale,"Il grande silenzio" è tra i più considerati esempi degli spaghetti western, da recensori vari e appassionati del genere:si svolge in Utah ma è girato a Cortina d'Ampezzo,ad opera di Sergio Corbucci,quasi a simboleggiare una virata all'indietro per i canoni tipici del mondo dei pistoleros e dei cavalli da marchiare.L'eroe non è tale,ma è un antieroe,vulnerabile al punto di non riuscire a difendere la donna con cui ha una relazione(sacrilegio,per i personaggi così!),cerca di non uccidere ma fa saltare via i pollici ai nemici per impedir loro di maneggiare mai un'altra volta una pistola,sceglie di affrontare in condizioni disperate l'avversario,e non troverà una bella fine.Corbucci,dopo "Django",mette su un altro western violento,con situazioni ancor più crudeli di quelle dei film di Leone,mantiene la caratteristica delle mani dei personaggi principali martoriate (nel lavoro precedente quelle di Franco Nero maciullate dagli zoccoli dei cavalli come tortura,qui tra quelle mutilate e quelle del protagonista trafitte dagli spari ce ne sono abbastanza), e si avvia verso un finale assolutamente non lieto,dove il Male trionfa e una violenza che non tiene conto di alcuna pietà prende campo.Forse un tantino sopravvalutato,con qualche punto morto,ma in effetti adulto e consapevole della frequente ingiustizia dei casi della Storia e del Fato,"Il grande silenzio" è intepretato da un intenso e stranito Trintignant,che recita col volto,da un Kinski dal sorriso femmineo e perverso,purtroppo mal doppiato,e si contano anche Frank Wolff,Vonetta McGee,Mario Brega e Marisa Merlini.Interessante,ma non un grande western,come si è letto spesso.
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