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Il grande silenzio

Regia di Sergio Corbucci vedi scheda film

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La recensione su Il grande silenzio

di sasso67
8 stelle

Un buon western all'italiana insolito a partire dai protagonisti: da un attore portato all'introspezione come Trintignant a una protagonista di colore come l'esordiente Vonetta McGee. Accanto a loro recitano alcuni attori tipici dello spaghetti western, come Frank Wolff nella parte di uno sceriffo integerrimo e democratico, Luigi Pistilli in qualità di viscido affarista, Mario Brega nella parte del solito lercio scagnozzo, e soprattutto Klaus Kinski che, con il suo sguardo allucinato (la cosa forse più stonata del film è proprio il suo nome, Tigrero, che poco si adatta agli occhi azzurri e ai capelli biondi), dà il senso dell'intera operazione. E che interpreta probabilmente il vero spirito del "Grande silenzio", quello di mostrare come gli Stati Uniti - siamo in piena guerra del Vietnam - siano nati sulla violenza e sulla sopraffazione: sulla legge del più forte, come dice senza mezzi termini Tigrero. Corbucci non indulge alla retorica né al sentimentalismo: il finale è eccellente nel suo rifuggire dal classico happy end, le scene d'amore (una sola, per la verità) sono per niente compiaciute, mentre i duelli sono brevi scatti di violenza che si distaccano dall'epica leoniana. Nessun personaggio, nemmeno quello di Kinski, si atteggia a filosofo e soprattutto domina la neve (nei film di Leone erano il sudore e la polvere a farla da padroni), bianco sudario che si stende sui vivi e sui morti, buoni o cattivi che siano. Il miglior western di Corbucci, di molte spanne superiore al sopravvalutato "Django", del medesimo regista.

La trama

Alla fine dell'ottocento, un gruppo di fuorilegge alcuni dei quali ingiustamente accusati s'è rifugiato sulle montagne innevate dello Utah, in attesa di un'amnistia. Su di essi pendono delle taglie che fanno gola a una banda di bounty killer capeggiata dallo spietato Tigrero, che imperversa per il villaggio di Snow Hill. Vi arriva il pistolero muto Silenzio che ha un conto da regolare con il boss locale e che si assume il compito di vendicare le vittime di Tigrero.

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