Regia di Sergio Corbucci vedi scheda film
Utah, 1898. Molte persone, in passato accusate ingiustamente o arbitrariamente di aver commesso crimini, vivono sulle montagne intorno al villaggio di Snow Hill, in attesa di una prevista amnistia. La loro vita è messa in pericolo dal freddo, dalla fame, e, soprattutto, dalla presenza, in zona, di molti bounty-killers, decisi ad ucciderli per poter incassare le magre taglie poste sulle loro teste. Tra i cacciatori di taglie, Tigrero spicca per la spietatezza e la ferocia. Un giorno, uccide un nero resosi responsabile di un furto. La vedova, Pauline, decisa ad ottenere vendetta, chiama in città un pistolero dal soprannome di Silenzio, specializzato nel contrasto alle attività dei bounty-killers ed in cerca di una sua vendetta contro personaggi che vivono in Snow Hill. "Il Grande Silenzio", diretto da Sergio Corbucci, è uno spaghetti-western lugubre, drammatico, violento, contraddistinto da un epilogo che non concede soddisfazione allo spettatore. Il malvagio Tigrero, infatti, trionfa. Tuttavia, nelle note finali è scritto che tale evento ha consentito al nuovo "potere costituito", rappresentato da un governatore deciso a metter fine all'anarchia che regna quelle terre ancora selvagge, di interrompere le pratiche dei cacciatori di taglie. Non sappiamo qual è il destino di Tigrero. Immaginiamo, però, che la fine violenta dei molti personaggi positivi non sia stata vana, bensì funzionale all'instaurazione di una corretta amministrazione della giustizia, non più nelle mani di sanguinari assassini che la strumentalizzano per avidità e gusto di uccidere. L'epopea della conquista del West è ormai cosa passata. Il racconto è ambientato in lande scarsamente popolate, durante un freddo inverno, che spinge i "malviventi" - in realtà, poveri disgraziati male in arnese - nei dintorni di un centro abitato, presso il quale agisce Tigrero, ed esercita potere il bieco affarista Pollycut, invaghitosi di Pauline e causa della morte del marito della donna. In questo contesto, entra in scena "Silenzio", pistolero muto, segnato dal massacro della famiglia, ad opera di cacciatori di taglie, tra i quali era presente lo stesso Pollycut. Dinamiche complesse legano i personaggi tra loro; s'inserisce nel confronto anche il nuovo sceriffo di Snow Hill, Corbett, decisamente non un cuor di leone, ma intenzionato a farsi rispettare, se non altro per dare soddisfazione al suo protettore, il governatore. Corbett si rivela un vaso di coccio; rappresenta un "nuovo che avanza", ma non è in grado, ancora, di scalzare il vecchio. Finirà ingannato ed ucciso dal Tigrero, un cattivo a tutto tondo, magistralmente interpretato da Klaus Kinski. Biondo, dallo sguardo glaciale, è in grado di ingannare un interlocutore fingendosi un "agnellino"; in realtà è un soggetto spietato e sanguinario. "Silenzio" è interpretato da Jean-Luis Trintignant; uccide utilizzando una pistola Mauser modificata, che estrae solo dopo che l'avversario, provocato, abbia fatto altrettanto. L'impossibilità di parlare lo rende misterioso e gli conferisce spessore; lo spettatore, tuttavia, grazie ad un flashback, conosce la storia del personaggio e può comprenderne il desiderio di vendetta, il quale trova soddisfazione prima del tragico epilogo. Lo sceriffo Corbett è impersonato dall'attore statunitense Frank Wolff. La colonna sonora è di Ennio Morricone. Il titolo del film può essere ispirato tanto al pistolero muto che ne è co-protagonista, quanto al destino di quel contesto sociale ed ambientale nel quale è ambientato il racconto. Il mondo di Tigrero e del pistolero, Pauline e Pollycut, è infatti destinato alla scomparsa; nulla rimane di quei rapporti causa-effetto che li hanno contrapposti e portati ad uccidersi, potremmo dire, inutilmente. Il grande silenzio copre con la sua coltre i morti, le loro storie, le loro terre, ghiacciate e deserte. Un film duro, di forte impatto; "inevitabile", per gli appassionati del genere.
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