Regia di Dominik Moll vedi scheda film
Se il controllo sul mondo appare saldamente in mano ai personaggi maschili, con il loro potere economico ed i loro occhiuti ammennicoli, è sempre la donna ad avere l'ultima parola, irresistibile incantatrice di uomini e topi che converrebbe per ogni evenienza tenersi buona.
Brillante ingegnere, coinvolto suo malgrado nella torbida liaison tra il suo capo e la moglie, si ritrova a fare i conti con l'assurdo suicidio di quest'ultima, l'inspiegabile comportamento della giovane consorte ed una strana invasione di roditori scandinavi.
L'homme, la femme, le rat...
Senza scomodare le ossessioni Hitchcockiane di donne redivive o le incoffessabili agnizioni coniugali dell'onirismo Bergmaniano, il franco-tedesco Dominik Moll trova la quadra di un soggetto tanto bizzarro quanto affascinante attraverso le insospettate risorse di un cinema personale che riesce a contaminare la realtà con i malefici influssi di una volontà perversa che nessun dispositivo di registrazione, per quanto sofisticato ed all'avanguardia (il drone domotico ma anche lo stesso occhio della cinepresa) potrà mai veramente far venire alla luce. Se sul piano formale il racconto sembra incanalarsi sui consueti e rassicuranti territori del thriller passionale (storie di corna reali e intenzionali), bastano gli inserti di un simbolismo fiabesco votato all'horror e la sublime interpretazione delle due Charlotte a far degenerare il meccanismo, conducendolo verso la lenta deriva di un apologo nichilista e nerissimo sulla sconcertante doppiezza della natura umana. A fronte di un movente intenzionalmente anodino (la presunta subordinazione della donna alle prevaricazioni coniugali), il contrappasso si rivela di sproporzionata crudeltà, trascinando i personaggi in un gioco al massacro tanto più incomprensibile quanto più apparentemente assurde appaiono le premesse e finendo per promuovere il rilievo che si attribuisce al lato esoterico della vicenda; alla doppiezza delle protagoniste, ma anche alla loro fungibilità, si associa quindi l'ambivalenza di un dispositivo filmico in cui la spiegazione realista e quella magico-simbolica sembrano altrettanto plausibili ma all'interno del quale trova sempre posto il senso di una vendetta che riluce nello sguardo sulfureo della giovane Benedicte, presunta sonnambula eterodiretta (posseduta dallo Shiryo? della suicida?) che rivela invece le insospettate doti di una spietata pifferaia magica in grado di incantare e condurre alla rovina orde di Lemming nella loro ciclica corsa al precipizio come pure all'eliminazione di un sedicente maschio alfa per mano dell'altro.
Se il controllo sul mondo appare saldamente in mano ai personaggi maschili, con il loro potere economico ed i loro occhiuti ammennicoli, è sempre la donna ad avere l'ultima parola, irresistibile incantatrice di uomini e topi che converrebbe per ogni evenienza tenersi buona. Nomination colpevolmente non andata abuon fine per la Palma d'Oro al Festival di Cannes 2005.
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