Regia di Roger Corman vedi scheda film
Corman coniuga la femminilità al senso dell'arcano, proponendo, - come più tardi in "Dementia 13" (da lui prodotto) e ne "La vergine di cera" - il tema del segreto gelosamente custodito, che qui, come nel secondo dei film citati, è legato ad un luogo misterioso. Sono sempre giovani donne le vittime designate di una crudele forza occulta, che proviene dal regno dei morti, per insidiarne la bellezza, la gioventù, la stessa vita. Questo motivo conduttore, insieme all'intervento salvifico dell'amore di un uomo, fa di questo film la classica favola sentimentale, che l'ambientazione esotica riveste di un'aura fantastica da romanzo d'avventura ottocentesco. Mahia è una sorta di Cenerentola hawaiana, soggetta alla cinica autorità dell'anziana capotribù, come a quella di una matrigna. Il gusto dei contrasti, che riproducono, in varie forme, quello basilare tra il bene e il male (vedi il fratello biondo e onesto contrapposto al fratello bruno e criminale) è tipico della fiaba, così come lo è la precipitazione finale degli eventi (presente in molte opere di Corman, ma qui accentuata da una furiosa lotta che coinvolge gli uomini e il mare). La confezione cinematografica è gradevolmente levigata nello stile, ma troppo mollemente adagiata sui canoni del genere.
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