Regia di Roger Corman vedi scheda film
La povertà di mezzi può dettare al cinema un particolare tipo di estetica; ciò vale soprattutto per la fantascienza, dove l’assenza di attrezzature avveniristiche, scenografie spettacolari e di effetti speciali costringe a spostare il discorso sugli aspetti metafisici, trasformando l’idea di alienità in una condizione interiore, mentale o fisiologica, e presentando, del concetto di invasione, una versione più subdola e strisciante. Il protagonista di questa storia è un uomo fuori, ma un extraterrestre dentro; la sua origine si colloca in un pianeta remoto, di cui si conoscono solo il nome (Devana) e l’attuale situazione di devastazione provocata da una guerra nucleare. Egli è un profugo intergalattico sotto mentite spoglie, che comunica con i propri simili grazie alla trasmissione del pensiero e ad una rudimentale forma di teletrasporto. La sua diversità fisica è un codice cifrato, scritto nel DNA del suo sangue; l’unica traccia esteriore è uno sguardo spento e micidiale, nascosto da un paio di occhiali scuri. La sua missione segreta è la conquista della Terra e lo sfruttamento dei suoi abitanti per salvare il proprio popolo minato dall’esposizione alla radioattività, e bisognoso di continue trasfusioni. Questo visitor vampiro riassume l’essenza della tradizione letteraria basata sulla paura e sul mistero, che fa leva sull’atavico terrore nei confronti degli esseri mutanti e di non meglio precisate minacce provenienti da dimensioni sconosciute. Egli, fuggito da un mondo distrutto per venire a sterminare l’umanità, è, a tutti gli effetti, un personaggio apocalittico, insidioso come una creatura demoniaca, e quindi apportatore di sventure definitive ed ineludibili. Not of This Earth è un’efficace sintesi narrativa di tutto ciò che, nella nostra immaginazione, attiene alla mostruosità, alla guerra, alla morte, all’ignoto, e, in tante e indefinite forme, da sempre, profondamente, ci inquieta.
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