Regia di Lamberto Lambertini vedi scheda film
Un film da vedere e rivedere. Un film che fa della gentilezza la propria forza e dell'attualità la propria aspirazione. La molteplicità delle fonti e degli stimoli culturali ne fanno una perla rara nel povero e annaspante cinema italiano.
Una sola parola: bellissima. Per quale strano gioco non sarà stata nominata ai prossimi David di Donatello?
Nel film Eugenio (Massimiliano Varrese) risponde così a questa domanda che gli viene posta dal nonno Don Nicola (Omar Sharif): "me stesso... e poi la volgarità, quella capacità che hanno gli uomini di disprezzare tutto quello che non conoscono".
Si conferma uno dei più bravi e solidi attori di oggi in Italia. Come mai al cinema se ne sono accorti solo in pochi? Marco Ferreri, Marco Bellocchio, Lamberto Lambertini...
Una vera rivelazione questo attore ungherese, sosia del re Gioacchino Murat.
Splendida incarnazione della Graziella di Lamartine. Immagino che qualcuno possa avere da ridire suna procidana interpretata da un'indiana... ma quante attrici mediterranee saprebbero muovere le mani, camminare scalza, indossare vestiti con tanta grazia?
Il protagonista del film è anche l'attore più giovane, che alla sua seconda pellicola si trova a duettare con un mostro sacro come Omar Sharif. Trovo che abbia affrontato questa prova con volontà, voglia d'imparare, e soprattutto con quello che più difetta a molti giovani attori, l'umiltà.
Motore immobile del film, ci regala una delle sue più belle interpretazioni, recitando in italiano, doppiandosi (per la prima volta nella sua carriera) in italiano, lavorando sulle parole e sul respiro, restituendoci persino con un vago accento straniero il clima multiculturale che permeava la Napoli del tempo.
Una storia e una regia innamorata di Napoli, che non ha paura di raccontarne pregi e difetti, luce e tenebra. Lambertini firma il suo secondo lungometraggio dopo il bellissimo Vrindavan Film Studios (1995), regalando un'opera meno sperimentale ma ugualmente magmatica e densa di sottotesti, ben supportato da tutti i capireparti. Fotografia, costumi, scenografia, effetti visivi, concorrono a creare una visione "altra" su temi di cruciale importanza, nel 1815 come oggi: la pace e la guerra, vincere o perdere, il sogno e la lotta.
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