Regia di Lamberto Lambertini vedi scheda film
1815. Su Napoli regna Gioacchino Murat, cognato di Napoleone Bonaparte. E’ un re amato dal popolo, un sovrano che sogna di unificare l’Italia e di renderla indipendente. In città ha fatto ritorno, dopo essere stato ferito in battaglia, anche Eugenio, ragazzo sensibile che si rifugia nella poesia e nell’amore verso le donne. La situazione del regno di Napoli, ad un certo punto, si farà sempre più difficile, così per Eugenio non resterà che il “sogno” della libertà e per Murat il desiderio di morire guardando in faccia i suoi assassini.
Fuoco su di me è un film circolare, non solo perché la scena inziale corrisponde a quella finale, ma per le vicende che racconta. E se la macchina da presa, inizialmente compone un’inquadratura a piombo, che fa ben sperare, con il plotone di esecuzione che entra in campo e poi il punto di vista che si sposta al livello dello sguardo umano, basta aspettare qualche scena più in la per ridere e accorgersi dai cinque minuti iniziali del film, fino alla lunga fine di quanto sia, in realtà, un film comico in tutto e per tutto.
Non si capisce se si tratti di un’opera interessata alla ricostruzione storica o ad uno studio introspettivo dei personaggi. Il regista, in particolar modo, si concentra su Eugenio, un giovane nobile napoletano di origine transalpina, che dopo essere stato ferito in battaglia cambia radicalmente il suo modo di pensare. Il ragazzo, stimolato anche dal nonno, preferisce la gentilezza all’ardore militaresco, la poesia ai campi di battaglia, il sogno alla realtà. Sullo sfondo si verifica il declino di Murat e svanisce la visionaria ipotesi di unificazione dell’Italia.
Tutte le interpretazioni, da quelle di Massimiliano Varrese, nelle vesti di Eugenio, ma anche quella di Omar Sharif (nel ruolo del nonno di Eugenio) sono assolutamente infelici, oltre che imbarazzanti. Il film è ridondante di espressioni poetiche, e privo di qualsiasi dialogo che dir si voglia, trattandosi, in generale, di una serie di battute e di controbattute raccapriccianti (basti dare un solo sguardo agli incontri fra Eugenio e la mora cortigiana). Che dire della solita retorica che si affida a frasi di questo tipo: “Il popolo non vuole seguire a lungo chi promette sempre guerra”? Fra i boschi, il giovane Eugenio appare come la reale interpretazione di Mowgly, fuggendo inseguito da uomini armati.
L’unica operazione degna di nota è legata senz’altro alle belle scenografie, che ben racchiudono la storia in un’ambientazione di una Napoli ottocentesca: comica, drammatica, oleografia e sempre bella.
Ma per il resto, dalla sceneggiatura, alle musiche, passando naturalmente anche mediante la recitazione, Fuoco su di me è un prodotto assolutamente televisivo, una sorta di fiction, che ben si adatterebbe alla scempiaggine propinata sulle reti nazionali, pur non disconoscendo una certa vicinanza del film di Lambertini con Elisa di Rivombrosa. Si, ma tutto ciò che c’entra con il Cinema?
Giancarlo Visitilli
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