Regia di Lamberto Lambertini vedi scheda film
No, proprio non ci siamo, se questo è il cinema italiano e poi di Stato...!! NO ASSOLUTAMENTE!. Una bella storia martoriata ed impoverita in una realizzazione che risente di una teatralità asfissiante. Quello che doveva essere un eroismo frustato fatto di ideali, anche frutto di una fantasia speranzosa, sono stati mortificati con una realizzazione anche un po' pretenziosa e pedante. Dopo un bell'inizio scenografico, abbiamo un'idea di cinema, smorto e noioso, un coro di Sharif, che fa molto per apparire credibile e non per colpa sua, che viene sprecato ed inascoltato. Una fotografia, che a parte qualche immagine studiata a tavolino, riesce solo ad essere cartolinesca (vedi l'immagine dalla finestra della casa di Murat). Eppure nella trama c'era molto perché ne venisse fuori un film appassionante. Ma la presunzione del regista che non solo ha diretto ma anche scritto è senza limite.Trama incomprensibilmente tortuosa e confusa, forse per nascondere le incertezze di una regia presuntuosa.
Eugenio ritorna a Napoli in convalescenza e qui riesce ad apprezare il cima di idealismo che si respira
Unica cosa che si salva inaspettatamente, ci sono delle belle immagini musicali, che ci aiutano a trattenere lo sbadiglio
Figura retorica che forse in teatro avrebbe avuto una sua funzione
Il ruolo di Murat tutto sopra le righe, non so se è colpa sua, ma la regia ha buone responsabilità
assolutamente inadeguata er mortificata nella sua bellezza tipicamente indiana e qui fuori luogo.
Diciamo che fa il possibile a nuotare in un mare di sciocchezze pseudo intellettuali
E' un vero peccato e spreco per questo attore buttare via un ruolo a cui era evidentemente tagliato, ma che un regista presuntuoso ha distorto quasi completamente
Assolutamente una prova che fa venire rabbia, e la partecipazione a Venezia con relativa premiazione "Cinema per la cultura del dialogo" è assolutamente ingiustificata
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