Regia di Philip Gröning vedi scheda film
La storia è incredibile: 20 anni fa il regista tedesco Philip Groning aveva progettato di girare un documentario sul convento di frati certosini che vivono nel monastero della Grander Charteuse, sulle Alpi francesi. Nessuna risposta. Dopo dieci anni, il regista ci riprova. Ancora silenzio. Quindi, sedici anni dopo la nascita del progetto, arriva una risposta: "siamo pronti. Ma a condizione di vivere secondo le regole del monastero e rinunciando a musica, commenti verbali e luci artificiali". Così Groning entra nel monastero, ci resta per quattro mesi, monta un documentario di due ore e quaranta di inusitata staticità: i tempi di regia sono gli stessi della vita monastica, la ricerca formale delle immagini è ridotta al minimo e il risultato impallidisce al confronto con opere analoghe che puntano su forme estreme di documentario, come il magnifico "Il pianeta azzurro" del nostro Franco Piavoli. Premiata ai botteghini tedeschi, l'opera di Groning si rivela assai astuta: in un solo colpo raduna gli onanisti del reality show, incuriositi di guardare dal buco della serratura la vita dei monaci e chi nel cinema cerca la dimensione spirituale dimenticata nella frenetica vita metropolitana, una sorta di salasso terapeutico. Raccomandato a chi soffre di insonnia.
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