Regia di Richard Donner vedi scheda film
Bruce Willis prende coscienza del tempo che và. Visibilmente appesantito nella camicia deformata dalla presenza di una pancia che si fa vedere, e con indosso vestiti che avrebbero bisogno di un bucato in lavatrice. E’ così che appare l’attore, lontanissimo dalla tonicità oliata e guascona esibita nella quadrilogia del grattacielo, e più vicino ad un umanesimo da film esistenziale. Il regista ci mette del suo, infierendo con delle immagini che c’è lo mostrano malfermo e claudicante, perennemente affaticato dagli sforzi di un vita già finita. In realtà è un’ enfasi fatta apposta per esaltare quello che viene dopo, e cioè un film d’azione serratissimo in cui un poliziotto prossimo alla pensione, Jack Mosley deve attraversare i sedici isolati che dividono la cella dov’è detenuto Eddie Bauer, dal tribunale dove lo deve scortare per farlo testimoniare contro una banda di insospettabili manigoldi. In questo contenitore di adrenalina e spostamenti Bruce Willis finisce per indossare di nuovo il costume da super eroe, pur mantenendo intatta l’incipiente dismissione. Il contrasto tra realtà ed apparenza è entusiasmante, e “Bruno” risulta credibile per l’intero tragitto. Sviluppato all’interno di un’unità di tempo che tiene conto del titolo e sembra svolgersi in diretta, “Solo due ore” (16 Blocks, 2006) flirta con il cinema western trasformando il centro urbano in una specie di Fort Apache, con Mosley costretto a districarsi dai tentatoli di un mondo caotico e sovraffollato, dominato dai rumori e dalla paura dell’ennesimo agguato messo a punto da chi vuole impedirgli di portare a termine la missione. Richard Donner è un artigiano d’altri tempi. Mettendo a sistema la clessidra temporale che agita la storia con le facce stravolte dei due protagonisti riesce a far sentire la tensione che ne accompagnano le gesta. Sembra cinema degli anni 80 ancora influenzato da quello della decade che l’aveva preceduto. Ci sono il pragmatismo grezzo di “Dirty Harry” e le emozioni dell’azione senza effetti speciali. Assolutamente imperdibile. E Bruce Willis con un perfetto understatement interpretativo azzecca uno dei suoi ruoli migliori.
(icinemaniaci.blogspot.com)
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