Regia di Michael Caton-Jones vedi scheda film
Katherine Tramell, quattordici anni dopo: più pericolosa che mai, forse; più vorace che mai, di sicuro; più spudorata ed esibizionista di quanto non apparisse nel primo film della sua “saga”. Se là si esibiva in un unico, “storico” accavallamento di gambe, in Basic Instinct 2 va in giro, anche in pieno giorno, costantemente abbigliata come una lap dancer al lavoro, con stiletto sado-maso, lacci, spacchi, scollature, strizzature, pezzature che fanno di lei la donna peggio vestita del cinema da più di trent’anni (dall’analoga, e opposta, esibizione di Elizabeth Taylor, nella Scogliera dei desideri, di caftani ultracoprenti e acconciature torreggianti). Sharon Stone è una donna intelligente e bellissima e certamente avrà avuto sostanziosi vantaggi di carriera per tornare a interpretare il suo personaggio più celebre. Peccato che non sembri crederci nemmeno lei, a questa matura pantera e dozzinale americana in trasferta in una delle capitali europee del gusto, Londra; e che pronunci le sue battute, sempre e soltanto allusive, senza mai muovere un muscolo del volto e con il medesimo sguardo. Dopo un po’, nonostante le battute involontariamente ridicole che condivide con tutti gli altri personaggi (in particolare con l’analista Charlotte Rampling), tutta la faccenda diventa mortalmente noiosa. Quanto alla regia di Michael Caton Jones, nonostante si affanni a riprendere la nuova svettante architettura londinese, il tempo sembra essersi fermato alla Soho d‘antan e piuttosto posticcia di Scandal.
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