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Inside Man

Regia di Spike Lee vedi scheda film

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La recensione su Inside Man

di Kurtisonic
8 stelle

Un gruppo di banditi irrompe in una grande banca di New York prendendo in ostaggio dipendenti e clienti. Un detective incaricato di negoziare la loro liberazione dovrà fare i conti con difficoltà impreviste provenienti dall'interno della banca e dalle pressioni esterne di chi ha interesse che l'accaduto non generi troppa attenzione.

"Le cattive azioni puzzano di fogna, puoi tenerle coperte per un pò ma non te ne liberi mai". (Inside man, cit.)

Sembra quasi che il titolo voglia evocare la reale collocazione del regista all'interno del mondo cinematografico, con già alle spalle una carriera solida e  l'etichettatura di difensore delle minoranze, dei diritti sociali,  portavoce della cultura afroamericana.  Non ci sono mai dubbi dove ritrovarlo dentro i suoi film,  anche se Spike Lee considera parte fondamentale  della sua missione evidenziare l'imperfezione e le debolezze dei suoi interpreti, indipendentemente dal colore della pelle.  Inside man si presenta almeno nelle prime battute come una crime story classica, con le sue componenti più consuete e dai dialoghi al limite dell'imbarazzo per quanto risultino fedeli al manuale di genere. L'abilità del regista però si rivela da subito efficace anche se  lontano dal suo cinema  a carattere sociale. Panoramiche, movimenti vorticosi di macchina, inquadrature dinamiche che esaltano anche le scene meno originali. Non solo la dichiarazione d'apertura del capo di un gruppo di rapinatori depotenzia completamente lo sviluppo della traccia più tradizionale, (cioè ci si chiederebbe come va a finire una rapina in corso, perché è di questo che si parla) ma è la forza dei movimento,  dell'agire del gruppo dei malviventi e del numeroso gruppo di ostaggi all'interno di una grande banca, con questi ultimi che  vengono suddivisi in sottogruppi e costretti ad indossare delle tute con il volto mascherato  simili a quelle usate dai rapinatori, che trasmettono uno spostamento della storia, la rendono  meno leggibile. Lo scenario abituale del genere diventa uno spettacolare set decostruito, non corrispondente all'immaginario più diretto ma rievoca momenti foschi e tragici al di fuori dell' quell'unità di tempo in cui si svolge la vicenda.  Dunque tutto ciò che appare non corrisponde alla realtà, le modalità della rapina sono atipiche , diverse dal codice di comportamento del crimine. Fuori dalla banca intanto si mobilita la polizia con un capo detective  incaricato di negoziare la liberazione degli ostaggi. Spike Lee non rinuncia alla critica e alle sue tematiche preferite, stavolta mira al cuore  del potere, al capitalismo e alla sua etica portatrice di  diseguaglianza e ingiustizia in grado di contaminare ogni grado della scala sociale. Per una volta non si cala nei panni del discutibile eroe afro, il detective Keith Frazier interpretato da Denzel Washington, ma prende corpo in rapporto con i valori della società dominante nel capo dei rapinatori, il corrosivo Dalton Russell (l'attore Clive Owen) romantico delinquente, investito da giuste cause (con giusto il vizio di qualche battuta leziosetta in linea col carattere di Spike) ma anche attirato dal potere dei soldi.  La divisione della nuova società appare netta per com’è frazionata, ma anche indefinita nell'amalgamare soggetti con ruoli apparentemente lontani se non opposti, mentre i suoi pseudo valori si annidano ovunque. Fuori dalla banca ci sono tutti i manipolatori del potere, un indifferenziato mosaico che comprende polizia, vertici della finanza, media, poteri occulti e segreti,  tutti accomunati dagli interessi  dalla sfrenata  ambizione di rafforzare la propria posizione in uno spazio  astratto senza limiti ne ideali. La banca anziché essere un centro del potere rappresenta anche un luogo di lavoro , di vita  e di costrizione sociale in cui persone diverse incrociano la loro esistenza omologati in buoni e cattivi indossando la stessa informe divisa , diventando materia di ricatto del sistema teso ad annichilire un possibile nuovo quarto stato dove potrebbero ancora sopravvivere differenze e valori. La violenza diventa verbale, pressione psicologica insostenibile, un oggetto linguistico funzionale alla conquista di una verità scollegata dal potere tribale del denaro.  Imprescindibile il riferimento a Un pomeriggio di un giorno da cani di Lumet espressamente citato, Inside man esprime però una visione ancora più catastrofica in relazione ai valori morali di una società irrimediabilmente corrotta.

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